Rocco Rorandelli – Il sapore amaro del tabacco

Nipani, India. Dipali Lohar durante la raccolta del tabacco. A Nipani quasi il 70% delle entrate fiscali deriva dal tabacco per bidi, che rappresenta il 20% della produzione totale dell'India.
di Dario Orlandi
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Bitter Leaves, di Rocco Rorandelli, è un accurato lavoro di documentazione fotografica e giornalistica sulla complessa filiera del tabacco, raccontata attraverso le contraddizioni sociali, economiche e sanitarie che la caratterizzano.

Edito nel 2019 da Gost Books, Bitter Leaves è il risultato di una ricerca decennale che il fotografo ha sviluppato a partire dal 2008 e che nel 2011 ha ricevuto il prestigioso sostegno del Fund for Investigative Journalism.

Periyapatna, India. Il figlio di un agricoltore all’interno della sala contrattazioni dove si svolgono le aste del tabacco. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) delle Nazioni Unite, circa 1,3 milioni di bambini lavorano nei campi di tabacco. Un recente studio stima che oltre 1,7 milioni di minori lavorino nell’industria del bidi rolling in India.

“Bitter leaves”,  foglie amare. Di cosa parla esattamente e come è strutturato il tuo libro?

Il libro parla delle numerose questioni sociali, ambientali, sanitarie ed economiche legate all’industria globale del tabacco. organizzato cercando di mostrare quanto questi aspetti differenti e geograficamente lontani siano in realtà interconnessi, come in tutti i processi che riguardano grandi meccanismi corporativi.

Dopo 10 anni, il libro.

Alcune parti del progetto sono state pubblicate separatamente in diverse occasioni, ma il libro è il mezzo ideale per raccontare questo lungo lavoro, grazie alla possibilità di raccogliere oltre 60 immagini, didascalie approfondite e infografiche dettagliate.

Nel volume alterno immagini realizzate in India, Cina, Stati Uniti, Indonesia, Italia, Bulgaria, Germania, Nigeria, Slovenia, per confermare come realtà così distanti siano in realtà fortemente collegate fra loro quando parliamo di filiera del tabacco.

Yuxi, Cina. L’interno dello stabilimento Hongta. L’azienda sostiene di possedere la linea di produzione di sigarette più avanzata al mondo, con robot completamente automatizzati. Nella fabbrica si producono oltre 35 miliardi di stecche l’anno, il 12 % del totale della Cina che è il più grande produttore di sigarette mondiale.

Nove Paesi, 10 anni e un argomento estremamente vasto. Come sei riuscito a gestire una simile complessità tematica, geografica e temporale nella realizzazione di un progetto fotografico?

Credo che in parte mi abbia aiutato la mia formazione scientifica, l’abitudine a lavorare su progetti complessi partendo dalla raccolta dati fino alla stesura di una pianificazione meticolosa. Ho dedicato un anno intero allo studio e alla progettazione; ad un certo punto il panorama è diventato chiaro e così la selezione degli elementi salienti.

Nel  periodo di progettazione ti sei limitato allo studio dei contenuti o hai lavorato anche alla pianificazione estetica delle immagini?

Prima di iniziare il progetto ho lavorato in Campania, nella zona di produzione del tabacco: dopo tanto studio avevo bisogno di confrontarmi con il territorio. L’Italia è il primo produttore europeo e ha una lunga storia di illeciti legati alla produzione di tabacco. Le immagini realizzate in questi passaggi, molto influenzate dall’uso di una macchina a pozzetto 6×6, mi hanno aiutato nello sviluppo di uno stile lento e meditato, basato su immagini di paesaggio e ritratto.

Goldsboro, NC, USA. Miguel, 14 anni, emigrato dal Messico, raccoglie foglie in un campo di tabacco insieme agli zii. Lavora 12 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. La manipolazione delle foglie di tabacco provoca avvelenamento acuto da nicotina: nausea, emicrania, vomito e gravi effetti sullo sviluppo a lungo termine.

Come dicevi, le immagini mostrano uno stile fotografico “lento e meditato”, a cui fanno eco testi molto rigorosi. E’ questa la tua idea di fotografia documentaria in generale?

Lo stile pacato e didascalico non è l’unica forma possibile per la fotografia documentaria; per me è stata semplicemente la soluzione visiva più efficace, dal momento che volevo raccontare il percorso del tabacco in maniera analitica: vista la complessità del soggetto, ho cercato di semplificare al massimo i contenuti di ogni singola immagine. Quello che ritengo necessario nella fotografia documentaria sono la rigorosità nella verifica dei contenuti e la semplificazione in senso analitico delle immagini, evitando un’eccessiva sovrapposizione di livelli di lettura.

 

 

Il libro:
Rocco Rorandelli
Bitter Leaves
Gost Books, 2019

Fotografie: © Rocco Rorandelli / TerraProject

 

22 ottobre 2019

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