INTERSEZIONI – TRA CINEMA E FOTOGRAFIA

Due forme di comunicazione visuale strettamente intrecciate, che utilizzano un dispositivo ottico per catturare una porzione di realtà e restituirla a un osservatore. La fotografia racconta fermando il tempo in un’immagine, il film esprime lo scorrere del tempo moltiplicando fotografie, ovvero fotogrammi (frames) che posti in successione generano l’illusione del movimento. “La fotografia è verità e il cinema è verità 24 volte al secondo”, ha affermato Jean-Luc Godard, sottolineando quanto le due arti siano indissolubilmente connesse. Un legame forte fin dalle origini, quell’epoca remota in cui i fotogrammi al secondo erano 16 – non 24 come oggi – e i film erano muti, al pari delle fotografie.

Affini, sebbene nettamente distinte dal punto di vista della percezione, delle finalità, del coinvolgimento e delle emozioni che riescono a suscitare, le due forme espressive hanno perseguito strade ben distinte, non perdendosi mai del tutto… di vista. Scambiandosi ispirazioni estetiche, riflessioni teoriche, suggestioni e visioni; attingendo l’una all’altra in un gioco di rimandi e corrispondenze. Numerosi autori hanno sperimentato entrambi i linguaggi, professionalmente o per sola passione, hanno recepito influenze dall’arte “sorella” o ne hanno raccontato aspetti, storie, situazioni: registi (e attori), fotografi (di scena e non) che hanno saputo esplorare territori di confine, talvolta rivelandoci, o costruendo, inaspettate realtà.

La fotografia secondo Hitchcock

A quarant’anni dalla scomparsa del regista del brivido, una mostra ne ripercorre la carriera attraverso le fotografie di scena e di backstage scattate sul set dei film della Universal Pictures. Uno dei quali, capolavoro senza tempo, ha per protagonista non solo il delitto, ma anche la fotografia.

Wim Wenders – Polaroid stories

Acclamato regista nonché fotografo di fama, tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta Wenders impara l’arte cinematografica e trova nella Polaroid un elemento complementare alla sua ricerca. Con cui “gioca” per raccontare luoghi, spazi, incontri e ossessioni.