Natura e politica. Il quesito di Struth

Piattaforma semi-sommergibile, Cantiere navale DSME, Geode Island, 2007. © Thomas Struth
di Dario Orlandi
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La scienza è pur sempre un’ideazione che l’umanità ha prodotto nel corso della sua storia.
E sarebbe perciò assurdo che l’uomo decidesse di lasciarsi definitivamente giudicare da una sola delle sue ideazioni.

(Edmund Husserl)

La complessa dialettica fra natura e cultura rappresenta uno dei nodi più affascinanti del pensiero occidentale: da una parte la materia potente e generatrice, impassibile e spietata; dall’altra il bisogno umano di comprendere e normare l’ineffabilità del caso attraverso la scienza (la materia), la religione (l’esistenza e la morale) e la politica (i rapporti fra gli uomini).

Il “politico”, inteso come la volontà umana di dar forma alle relazioni e agli spazi sociali, riverbera inevitabilmente l’idea di sé e del proprio contesto che la nostra specie ha elaborato nel tempo. In un crescendo che dal controllo del fuoco porta alle missioni spaziali, il politico ha sempre trovato nella tecnologia la propria sponda operativa, lo strumento con cui mettere in scena le idee desiderate e conquistate e uno sprone a pensarne di nuove: macchine per eseguire, formule per comprendere, costruzioni per organizzare. Ecco perché il politico nel lavoro di Struth non prende la forma delle istituzioni e dei luoghi di comando, bensì si esprime nei manufatti tecnologici che rappresentano l’ideologia normativa del genere umano sul proprio contesto.

Componenti del tokamak “Asdex Upgrade”, Max Planck IPP, Garching, 2009. © Thomas Struth

La grande assente, un apparente paradosso in un lavoro intitolato Nature & Politics, sembra essere la natura: del tutto mancante nella grande maggioranza delle immagini, compare come elemento di sfondo in poche fotografie, dominate in ogni caso da una forte e invasiva presenza umana.

Un’assenza e una marginalizzazione simboliche e significative, come a segnalare il tentativo del politico di estromettere o condizionare il naturale, la sua ambizione a ridurlo a manufatto antropico e controllato.
Unica eccezione è l’immagine conclusiva di un oceano impetuoso, spiraglio su una natura riemergente e potente nonostante il desiderio di intrappolarla e smaterializzarla nella sovracoperta trasparente che ricopre il volume.

Acquario, Atlanta, Georgia, 2013. © Thomas Struth

Osservando tuttavia con più attenzione le forme dei manufatti tecnologici su cui si sofferma lo sguardo di Struth, si innesca un percorso di sovrapposizione: turbìne meccaniche come corolle di fiori, palazzi geometrici come alveari, raggiere di impalcature come nervature di quarzi, fasci di circuiti come intrecci di mangrovie primordiali. Nonostante il tentativo di estromissione del naturale da parte del politico, le avanguardie della volontà umana si trovano inevitabilmente a riecheggiare quelle forme di caos ordinato che i processi evolutivi hanno definito nell’arco di tempi sovraumani: destino dell’apoteosi tecnologica, del controllo del genere umano sul mondo, è il ritorno del tecnologico al naturale, il suo riassorbimento.

Il politico, sembra dire Struth, non è contrapposto al naturale se non nelle forme di una tecnologia acerba, essendo comunque destinato dalla sua stessa evoluzione a una sintesi con la natura, a interiorizzarne l’essenza: il naturale riemerge nel politico perché il politico deve tendere al naturale se vuole dirsi progresso compiuto.

Cinema, Anaheim, 2013. © Thomas Struth

Nature & Politics è un lavoro complesso e affascinante, in cui le immagini trascendono il contenuto per evocare un’dea, conducendo l’osservatore verso una riflessione profonda e originale sul rapporto fra genere umano e natura. Quella di Struth è una filosofia della cultura che diventa una filosofia della storia, lo spiraglio verso un cammino che, dalla separazione che ha caratterizzato il binomio natura-cultura fin dalle origini dell’era tecnologica, porti per il futuro ad una riconciliazione fra la casualità ordinata e impassibile del naturale e la volontà di dominio dell’essere umano.

 

Il libro: Thomas Struth, Nature & Politics, Mack Books, 2016

 

 

 

 

 

 

 

 

9 luglio 2020

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