Le “fotografie animate”. Piccola storia di una scoperta che rivoluzionò il mondo

Eadweard Muybridge, 1887. Donna con ombrello, da "Animal locomotion", 1887. Collotipia. Wellcome Collection/Wellcome Library/London
di Claudia Stritof
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Parigi, 28 dicembre 1895. Al Salon Indien, una sala secondaria del Grand Café, i fratelli Auguste e Louis Lumière proiettano il film L’uscita dalle officine Lumière.

Se questa data viene convenzionalmente citata per indicare l’anno in cui la settima arte fa il suo debutto ufficiale, in realtà, molte sono le scoperte scientifiche che hanno portato alla nascita del cinematografo.

“L’uscita dalle officine Lumière”. Still del film, dal restauro realizzato da Eclair Group, condotto da Institut Lumière, in collaborazione con CNC, Cinémathèque Française e il laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna.

L’Ottocento è stato un periodo fervido di sperimentazione, soprattutto in campo ottico-chimico, grazie anche alla scoperta rivoluzionaria della fotografia nel 1839; ma per far sì che le fotografie potessero animarsi, era necessario creare dispositivi che permettessero di imprimere le immagini su uno stesso supporto inserito in un meccanismo a scorrimento.

Fu così che, dal revolver fotografico dell’astronomo Pierre-Jules-César Janssen, si passò ai più tardi esperimenti di Étienne-Jules Marey ed Eadweard Muybridge.

Negli anni ’70 dell’Ottocento il fotografo Eadweard Muybridge avvia uno studio sulla locomozione dei cavalli e mediante l’automatic electro-photograph ottiene una serie di immagini cronofotografiche, con la rapidità di un millesimo di secondo, riuscendo a cogliere il movimento in successione di un cavallo al galoppo. Una scoperta emersa grazie a una serie di apparecchi disposti in sequenza e azionati dal passaggio del cavallo stesso.

Alla fine del decennio Muybridge inventa lo zooprassinoscopio, un primo rudimentale proiettore, mentre nel 1887 pubblica il celebre Animal Locomotion, un atlante visivo sul movimento umano e animale.

Eadweard Muybridge, Cavallo al trotto, da “Animal locomotion”, 1887. Collotipia. Wellcome Collection/Wellcome Library/London

Sarà Étienne-Jules Marey a semplificare il procedimento con il suo fucile fotografico, grazie a cui ottiene scomposizioni sincroniche del movimento su un’unica lastra, con un meccanismo simile a quello del revolver di Janssen.

È naturale pensare a questi dispositivi come ad antenati del cinema, ma, affinché vi fosse la nascita di “una nuova specie umana, quella dell’homo cinematographicus” – per citare lo studioso Gian Piero Brunetta – la strada era ancora lunga.

Étienne-JulesMarey, Movements in Pole Vaulting, c. 1890.

Importanti gli esperimenti condotti da Thomas Alva Edison e dal suo assistente William Dickson.

I due – ispirati dal fucile fotografico di Marey – costruirono il kinetografo, strumento in grado di registrare immagini in movimento, e il kinetoscopio, una grande cassa di legno in cui era possibile osservare le immagini che venivano proiettate al suo interno.

I film – della durata di circa quaranta secondi – venivano realizzati dai suoi assistenti all’interno dello storico Black Maria, il teatro di posa, dove furono girati gli indimenticabili Annabelle Serpentine Dance e The Irwing-Rice Kiss, quest’ultimo famoso per essere il primo bacio del cinema.

Il kinetoscopio di Edison ammaliò Antoine Lumière, padre di Louis e Auguste, e fu proprio lui a spronare i figli affinché iniziassero a sperimentare questa nuova tecnologia.

Un uomo guarda in un kinetoscopio (ideato da Edison nel 1888 e brevettato nel 1891).

La società, che aveva sede a Lione, era specializzata nella fabbricazione di pellicole fotografiche e acquistò grande notorietà nel 1881 con l’invenzione di lastre fotografiche conosciute con il nome Étiquette bleue.

Charles Moisson, capo meccanico della fabbrica, realizzò il prototipo del cinematografo, uno strumento che consentiva di eseguire sia le riprese che la proiezione di immagini; ma a decretare il successo immediato dei Lumière fu la facilità di trasporto e di utilizzo della nuova invenzione.

Come scrive lo studioso Louis Creton, i Lumière realizzarono “una ingegnosa sintesi tecnologica, semplice, affidabile, multifunzionale, facile da usare e adatta a una strategia di sviluppo commerciale”.

Nella loro officina di Lione formarono molti operatori che venivano inviati negli angoli più remoti della terra con il compito di realizzare vedute animate: Charles Moisson, Francis Doublier, Félix Mesguich (accusato di stregoneria in Russia a causa dello stupore che le proiezioni filmiche suscitavano negli spettatori), e – non in ultimo – Alexandre Promio (famoso per aver inventato la “veduta panoramica” realizzando la ripresa della città di Venezia mentre si trovava su un battello in movimento), sono solo alcuni dei nomi rimasti celebri nella storia del cinema.

Suzanne, figlia di Louis Lumière, nel 1910. Lastra Autochrome Lumière, Institut Lumière.

Il padre Antoine era fermamente convinto dell’importanza di questa scoperta, ma i fratelli consideravano il cinematografo un passatempo senza futuro, così abbandonarono la realizzazione di film per dedicarsi ad altre scoperte riguardanti il campo fotografico, l’unico campo che ritenevano potesse avere un avvenire duraturo.

Da questo momento le energie principali verranno impiegate nella scoperta della fotografia a colori, gli autochrome, famosi per le tonalità pastello e molto amati dalla fotografia pittorialista dell’epoca; ma la storia delle immagini in movimento ormai era stata scritta e la magia del cinematografico in pochissimo tempo conquistò il mondo intero perché, in fin dei conti, come disse Alfred Hitchcock, “un film è la vita a cui sono state tagliate le parti noiose”.

 

Due cortometraggi realizzati dagli assistenti di Thomas Alva Edison, William Dickson e William Heise. Annabelle serpentine dance (1891, il primo filmato a colori della storia, con fotogrammi dipinti a mano) e The Irwing-Rice Kiss (1896):

 

10 novembre 2020

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