di Azzurra Immediato
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Il tema del viaggio che il Photolux Magazine ha indagato, nella ultima Issue e altri Focus on, si avvia alla conclusione con la prospettiva e la ricerca fotografica di Ilaria Abbiento, artista partenopea che ha scelto il mare come luogo ideale da scoprire attraverso la fotografia e non solo; una ricerca, la sua, in grado di creare un atlante personale, un intimo diario di bordo d’una immaginifica ed evocativa imbarcazione, sulla quale compiere rotte tracciate in una peculiare cartografia, quella che l’autrice stessa ha chiamato Cartografia del Mare.
Nell’intervista che segue, Ilaria Abbiento ci lascia compiere parte del suo viaggio insieme con lei, donandoci sussulti di lirica poesia visiva tesi ad avvicinare noi tutti al “suo” mare.
Ilaria, in che modo il tema del viaggio è entrato nella tua ricerca fotografica?
“E c’è che vorrei il cielo elementare
azzurro come i mari degli atlanti
la tersità di un indice che dica
questa è la terra, il blu che vedi è mare.”
I mari degli atlanti. Ricordo che da bambina trascorrevo ore e ore ad osservarli. I miei occhi si perdevano nel blu profondo che stemperava nell’azzurro fino all’acquarello celeste, tra le linee costiere, nel tratteggio delle rotte, tra i meridiani e l’equatore e sui contorni delle isole delle carte geografiche. Un viaggio immaginario in cui il mio piccolo cuore poteva tuffarsi nell’Oceano Atlantico, attraversare il Mar Ionio, approdare nel Golfo Persico e, come per magia, immergersi in tutti i mari del Mondo illustrati nelle grandi pagine dell’Atlante. Penso che questo incantesimo turchese, carico di meraviglia e stupore, abbia dato origine al mio desiderio di esplorare, di viaggiare e di navigare, oggi aspetti essenziali per la mia ricerca artistica.
Il tuo viaggiare è onirico, immaginifico, spinto sulla superficie delle acque mediterranee come se fosse un solcare le onde attraverso la macchina fotografica ma non solo. Come costruisci il tuo viaggio fotografico che solo tale non è e, dunque, come nasce un tuo progetto?
Il nucleo del mio lavoro appare principalmente attraverso le immagini fotografiche, ma il processo di ogni mia opera è costellato da elementi materici, letture poetiche e letterarie e continue sperimentazioni dei materiali. Penso che “il progetto” sia nato molti anni fa, quando la scelta del tema è derivata dal mio profondo amore per il mare. Il mare è l’elemento costante di ogni mio lavoro e, oramai, si rivela ai miei occhi in tante forme diverse. Riesco a ritrovarlo anche dove non c’è. All’esordio della mia ricerca non mi rendevo conto di quale fosse il mio intento. Ora ho compreso che il mio lavoro contempla l’idea di costruire una sorta di poema, un’antologia acquatica di racconti visivi e materici che possano dialogare nel tempo. Ogni mio progetto nasce dall’urgenza e dal desiderio di approfondire il tema del mare come emulsione liquida della mia intima essenza. Osservo mappe nautiche, studio la storia del paesaggio, scrivo note sul quaderno, raccolgo tracce materiche, colleziono immagini visive, leggo poesie, disegno cartografie immaginarie. Costruisco così la mia geografia di pensiero.
Il mare e le sue rotte sono diventati una geografia interiore che ti ha portato, in questi anni, a indagare il Mediterraneo da un punto di vista completamente opposto rispetto alla cronaca, al reportage giornalistico o alla fotografia di paesaggio. Il tuo è una sorta di dialogo intimo con il Mare Nostrum, raccontacene la profondità che hai scelto di interrogare.
La mia ricerca parte da una profonda immersione introspettiva che indaga il mio oceano interiore.
Il Mediterraneo, il mare, ne rappresenta il mio stato liquido. Attraverso la sua narrazione poetica riesco a medicare le mie ferite interne, a rimarginare i frammenti e a perdermi continuamente nelle sue tempere azzurre per ritrovarmi. Come in apnea mi disciolgo dolcemente nel Mediterraneo, intingo di blu i miei pensieri, e smeriglio le mie pietre nascoste.
Osservando la tua cartografia e le tue fotografie, cosa hai ancora da chiedere al Mediterraneo? Dove pensi che il tuo obiettivo fotografico compirà il prossimo viaggio?
La Cartografia del mare potrei definirla il proemio della mia narrazione sul Mediterraneo. È un’opera polittico composta da 24 elementi: 12 ritagli della carta nautica e 12 mari diversi.
Ho scelto di impiegare un itinerario cartografico per navigare lungo la linea di costa del Golfo che circoscrive Napoli, la città in cui sono nata. Per diversi anni ho percorso la riva esplorando, di giorno in giorno, un tratto di costa sempre diverso. Ho costruito un archivio immaginario del mare e delle sue mutevoli variazioni in relazione al paesaggio, al clima, alla luce e ai miei stati d’animo. La cartografia del mare è un diagramma acquatico in cui l’ondeggiamento del mare ricorda il temperamento del mio arcipelago nascosto.
Dopo aver realizzato una serie di opere come Lido Conchiglia, Atlante, Correnti gravitazionali, 12 volte mare, Come la marea, sono salpata dalla mia costa per navigare e lavorare sul concetto di “isola”.
Nel 2019 ho costruito il lavoro Quaderno di un’isola nel tempo della residenza artistica Photosolstice, sull’isola dell’Asinara, in Sardegna. Il mio compito era quello di tracciare una mappatura visiva dell’isola, ma al ritorno dal mio viaggio, osservando le immagini che avevo collezionato e le note scritte sul quaderno, ho compreso che quell’isola che stavo contemplando ero io. A questo fa seguito un progetto ancora inedito “καρδιά” (“Cuore”), realizzato nel 2020 sull’isola di Capraia nell’arcipelago toscano per Plaza Art Residency a cura di Claudio Composti, MC2 gallery, che sarà esposto appena le regole relative alla pandemia lo consentiranno.
Per ciò che riguarda il futuro, nonostante il momento difficile che stiamo attraversando, mi tempro al pensiero di un bellissimo viaggio che mi attende verso un’altra isola, la Corsica, per una residenza d’artista vinta nel 2019 con il Photolux Festival in collaborazione con il Centre Méditerranéen de la Photographie di Bastia.
Ho tanto ancora da chiedere al mare, al Mediterraneo, ma, forse, sarà lui a rivolgermi più domande.
Quel ‘proemio’, quella Cartografia del Mare che ho avuto piacere di ospitare in un progetto curatoriale di qualche anno fa, Imago Murgantia Emergenze Artistiche, insieme con Massimo Mattioli, e che avevo così descritto – “la Cartografia del Mare, progetto sviluppato con Enrico Stefanelli, generante un percorso video fotografico ed una mappatura che porta l’artista a compiere un atto concettuale teso alla costruzione di una concatenata narratologia, commistione di frames e frammenti che paiono derivazione di scene e sequenze inconsce, filtrate attraverso la visione del mare. L’indagine propone la voce del mare come la sola da ascoltare, la sola linea di confine da seguire, mentre l’acqua si rarefa nel cielo, il suo moto ondoso trova requie sulla terra. Il mare è l’anima con cui la fotografa partenopea ha stretto un indissolubile legame, è la sua memoria, catturata dalle cartografie e dagli scatti. Essa, però, si fa collettiva, come poesia visiva che immerge l’astante nell’infinito blu, con malinconica forza, ancorata ad un atavico vincolo con le acque, il cui ritmo perpetuo, per pochi istanti, corrisponde a quello del nostro respiro.” – oggi appare davvero il prologo di una pressoché infinita serie di quesiti, scatti, carte, rotte e desideri che Ilaria Abbiento ha riposto nel mare, con cui il suo dialogo, imperituro come il moto ondoso, continua, si rigenera, come le maree, come lo spirito che dagli abissi torna in superficie per continuare a meravigliare, in attesa della prossima tappa.
27 aprile 2021