di Azzurra Immediato
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In quanti modi si osserva il mondo? Sono solo gli occhi a svelarne misteri e meraviglie? No, neppure la Fotografia osa essere così categorica. L’obiettivo cattura ciò che la nostra mente e i nostri sensi scorgono, come fa anche il nostro corpo. Il viaggio disvela ciò che ci circonda e l’arte lo sa bene. Da sempre l’uomo, mosso da desiderio o necessità, ha viaggiato, si è spinto entro e oltre i confini del proprio mondo conosciuto, sentendo l’urgenza di narrare la propria esperienza, destinando alla memoria collettiva futura i propri passi, i propri punti di vista. La settima Issue di Photolux Magazine affronta il tema del viaggio attraverso la fotografia e, nel concetto di spostamento nello spazio emozionale e nello spazio fisico, ho scelto di affidarmi alla lezione di Natalino Russo, fotografo e sguardo di riviste quali National Geographic, Dove, Meridiani, Le Scienze, ma anche speleologo, autore Touring Club, membro di team esplorativi in giro per il mondo, scrittore, soprattutto, però, camminatore.
“Camminare è scrivere” afferma nel suo libro L’Italia è un sentiero, edito da Laterza, per mesi ai primi posti delle classifiche di settore online e onlife, che mostra il nostro Paese in maniera unica, attraverso i percorsi di montagna, di transumanza o di antico pellegrinaggio, in cui è l’atto del camminare ad essersi trasformato in visione e scrittura, per allegorica traslazione dal mondo delle idee al mondo sensibile. Ma come si scrive un libro di viaggio? L’Italia è un sentiero non è una guida turistica, ricorda i cahiers de voyage annotati al tempo del Grand Tour, gli scritti di Hesse, di Goethe o di Giustino Fortunato per il loro approccio lirico e di visione panica tesa all’infinito della natura.
Come ben si può pensare, questo libro è accompagnato da fotografie di Natalino Russo, ma in maniera differente da quanto il lettore si aspetterebbe. Nel volume, infatti, non è presente alcuna immagine se non quella di copertina, opera di un altro fotografo, Maurizio Rellini; e poi solo parole, mappe tracciate con lettere, virgole, punti.
“Passo dopo passo, il tempo si trasforma in spazio e misurandolo col nostro corpo ne facciamo esperienza diretta. Siamo immersi nella storia che si dipana sotto i nostri piedi: il tempo passato è dietro, alle nostre spalle; il futuro è davanti e lo esploriamo col nostro incedere.” Scrive Russo, approntando una sorta di concretizzazione tridimensionale del nostro ruolo nella scena reale e in tal maniera, scorrendo i capitoli suddivisi tematicamente per tipologia di sentiero – storia natura, fede, memorie di guerra, nuovo millennio – il lettore non può che tracciare una propria carta geografica, di ciò che già conosce e di ciò che l’autore svela per la prima volta, camminando nuovamente insieme con lui.
Natalino Russo, però, è un fotografo e pertanto il suo cammino si compone di molti linguaggi, di molte tracce e impressioni. Nel suo libro cita Alex Webb e il volume On street photography and poetic image, in Italia edito da Postcart, ove guardare e camminare si rivelano elementi di un esercizio di conoscenza per la ricerca fiduciosa dell’inatteso, dell’ignoto e del segreto. Allo stesso modo, Natalino Russo asserisce come “l’unico modo per fotografare, e in generale, per osservare il mondo, sia camminare. Tra queste due azioni esiste una relazione profonda. I passi, come la fotografia, sono uno strumento semplice, utile per includere e per escludere, per avvicinarsi e per allontanarsi senza fretta, dando allo sguardo il tempo per adattarsi, di assimilare le mutazioni del contesto.”
Quando ho scelto di scrivere de L’Italia è un sentiero per gli accorti lettori di Photolux Magazine ho proposto a Natalino Russo una cosa: mostrare le fotografie – di cui molte inedite – che hanno segnato il suo viaggiare al fine della costruzione del libro. In fondo, lo scritto di un fotografo senza immagini ma colmo di immaginazione può essere raccontato attraverso lo sguardo della fotocamera anche a distanza di tempo. Ed è così che, mentre le mie dita sfiorano di nuovo le pagine, ricordando una delle presentazioni al pubblico del libro realizzata con l’autore, nel 2019, ritorno sugli appunti annotati, sulle linee che fermavano riflessioni ed oggi qualcosa s’aggiunge: in ordine sparso, come i ricordi di poetica memoria, la materializzazione degli scatti sostanzia il racconto, l’incedere dei passi e delle parole di Russo.
Dal Veneto alla Puglia o dalla Campania fino al Tirolo e a Roma, con gli occhi e l’obiettivo intenti a scorgere tra vette, percorsi sterrati dalla storia o invaghendosi del mare, gli scatti che Natalino Russo ha raccolto narrano la cosmogonica traduzione del vero, la veridicità delle sensazioni, la meraviglia del tutto e quella tensione verso una bellezza che l’uomo può solo catturare per pochi istanti, accarezzandola, osservandola e riempiendosene l’animo. Cammini e camminatori si ritrovano nel libro di Russo e così, guardando le foto che “non” accompagnano il volume, qui ed ora, ci sentiamo più vicini a chi quei sentieri li ha percorsi, sino quasi a compiere passi di matrice empatica, forse inspiegabili.
Ogni dettaglio, che pare giungere sulle pagine a inchiostro dalla notte dei tempi, appare come minuscolo tassello di una storia immensamente più grande di noi, della quale però, va preservata una memoria unica o di un cammino che Natalino Russo chiama “tapis roulant dei desideri” con la sua immancabile ironia.
Ciò accade mentre l’intelligenza artificiale creata dall’uomo, da pochi giorni, è giunta su Marte e noi, invece, continuiamo ad essere relegati nei confini dettati dalla pandemia; così, la riflessione secondo cui “camminare, in fondo, è come respirare” che quasi chiude L’Italia è un sentiero, accompagna una serie di preziosi consigli che Natalino Russo suggerisce al lettore, al futuro marciatore, all’avvezzo viaggiatore o a chi, semplicemente, ora come non mai, desidera incamminarsi verso sentieri ignoti, desueti o inattesi nel solco di quella che spesso chiamo “nostalgia del futuro”.
Le pieghe delle pagine del libro, ogni parola, ogni passo narrato, divengono elementi di una cartografia sempre in fieri, che dal racconto di Natalino Russo sa dipanarsi in una nuova mappatura, acquisendo carattere attraverso la mediazione del lettore. Se l’autore, però, ha scelto di non accompagnare i suoi passi con immagini, ora quel momento sembra esser giunto, per mediazione contraria di una lettrice come me, non già e non solo per necessità di far dialogare parole e fotografia – seppur, invero, ciò inizierà ad accadere tanto per chi ha già letto il libro e per chi, invece, deve ancora farlo – ma forse per quell’inconscia paura di non poter più vedere.
L’Italia è un sentiero è il racconto di quel che significava attraversare la nostra penisola fino a due anni fa. Sembra ieri, eppure non lo è. Oggi sostiamo, in un certo senso, solo che non sappiamo ancora tra quanto tempo potremo rimetterci davvero in cammino. Compiamo piccoli passi e sappiamo che tutto ciò che intercorre tra noi e ciò che sarà è una libertà dalle forme incerte o frastagliate, come le montagne, le pianure e le ripide coste raccontate da Natalino Russo. Ora, però, abbiamo la necessità anche di immaginarla quella libertà così come già Russo l’ha vista ed esplorata prima di noi.
Questo articolo, oltre a voler essere un consiglio per un’ottima lettura e una sorprendente scoperta fotografica, intende svelare una tensione beneaugurante: che questi sguardi verso l’infinito ed oltre, di spazi, tempi e corpi, possano presto trovare seguito nelle vostre vite e suggellare la creazione di un nuovo, intenso, atlante collettivo, perché come suggerisce l’ultimo scatto scelto di Natalino Russo, se l’uomo è un’isola, anche dopo la tempesta più avversa saprà riemergere con tutta la sua forza.
Fotografie: © Natalino Russo
Il libro:
Natalino Russo,
L’Italia è un sentiero.
Storie di cammini e camminatori
Editori Laterza, 2019
29 marzo 2021