di Daniela Tartaglia
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Ecco un fotografo che (…) si aggira invisibile fra la folla cosmopolita e coglie la vanità,
il sogno, la felicità e l’intimo dramma dei volti (…) mettendo al centro l’indagine psicologica,
lontano dagli stereotipi applicati dai “fotoreporter”.
(Ugo Zovetti, 1957)
Nel ripensare alla grande mostra che il Comune di Milano ha dedicato a Cesare Colombo – ospitata fino al 25 ottobre nella Sala Viscontea del Castello Sforzesco – mi sono tornate in mente le parole che il fotografo neorealista Ugo Zovetti utilizzava, già nel 1957, per descrivere il lavoro del collega e amico.
Testo che, riportato nel bel catalogo della mostra curato da Silvia Paoli, conservatore del Civico Archivio Fotografico, si affianca ad innumerevoli testimonianze di ammirazione e stima da parte di colleghi, critici e intellettuali con i quali Cesare Colombo è entrato in contatto nell’arco della sua carriera professionale. Un lungo e autorevole elenco: Giulia Veronesi, Giuseppe Turroni, Italo Zannier, Guido Bezzola, Ezio Croci, Mario Pannunzio, Romeo Martinez, Antonio Arcari, Tranquillo Casiraghi, Giancarlo De Carlo, Piero Chiara, Michele Provinciali, Italo Lupi, Franco Grignani, Petr Tausk per citarne alcuni, tutti concordi nel riconoscere al fotografo milanese un ben preciso profilo autoriale oltre che una notevole consapevolezza delle problematiche filosofiche e linguistiche della fotografia.
Personalità complessa e animata da una estrema curiosità verso il mondo della comunicazione visiva, Cesare Colombo condensava in sé diverse competenze e professionalità: fotografo ma anche critico, organizzatore di mostre, insegnante di storia della fotografia, esperto di comunicazione e grafico pubblicitario, consulente di grandi aziende per il riordino e la valorizzazione di grandi archivi fotografici, vivace e generoso animatore di dibattiti e convegni. Per evidenziarne l’aspetto pionieristico sul versante dell’approfondimento storico basti pensare che è già del 1969 la prima mostra e monografia di indagine storica da lui curata, dedicata a Francesco Negri, fotografo attivo a Casale Monferrato a cavallo dei due secoli.
Competenze ed efficienza organizzativa che Cesare condiva sempre con una estrema disponibilità a mettersi in relazione con gli altri, perché lo scambio intellettuale ed umano erano alla base della sua formazione e della sua stessa essenza.
Non a caso quando nel 2014 ripercorre, con una lunga intervista rilasciata a Simona Guerra, la sua vicenda umana e lavorativa così conclude: Ritorno ancora una volta al trascorrere sempre più veloce degli anni della mia vita: l’ho dedicata tutta, senza rimpianti, alle immagini fotografiche. Cosa non frequente, più spesso a quelle di altri autori – notissimi o completamente ignoti – che alle mie.
Ho avuto il privilegio di lavorare al suo fianco per diversi anni, di collaborare alla costruzione di mostre e libri importanti, di conoscere, grazie a lui, i protagonisti della cultura fotografica italiana, di partecipare a lunghe e intriganti discussioni sulla natura della fotografia; ma sempre e soprattutto – oltre alla sua lucida intelligenza e vis polemica – ricorderò l’uomo, la sua semplicità anticonformista, la sua generosità, la disponibilità al confronto, l’attenzione verso i giovani, il senso del gioco e dell’ironia.
Come me, credo lo ricorderanno le centinaia di amici, di fotografi, di addetti ai lavori ma anche di semplici cittadini che il 20 febbraio facevano la fila per poter entrare a visitare la mostra retrospettiva, realizzata grazie al contributo delle figlie Silvia e Sabina che continuano a tener vivo, a indagare e a diffondere l’archivio del padre e alla preziosa donazione da parte della famiglia tutta di 100 fotografie scattate da Colombo alla sua amata Milano. Immagini che andranno ad incrementare le raccolte del Civico Archivio Fotografico e che ci raccontano non solo una città in continua trasformazione ma i rapporti fra le persone, con “un’attenzione costante allo sguardo, all’agire, alle relazioni”.
Sulle pareti della Sala Viscontea scorrono, come in una sequenza cinematografica tanto cara a Colombo, le immagini in bianco/nero e a colori della sua Milano, nel periodo compreso fra gli anni 1952 e il 2012.
Immagini caratterizzate da una costante attenzione allo spazio abitato, ai giovani, agli anziani, ai riti familiari, al consumo, al ruolo delle donne, alle coppie, alle solitudini urbane, alla folla, alle assemblee e manifestazioni di piazza, alla musica, al lavoro; perché per Cesare Colombo lo sviluppo della fotografia è indissolubilmente collegato “all’indagine intorno all’umano, ai fatti umani di cui la fotografia è insostituibile testimonianza”.
Vicino alla lezione della grande mostra The Family of man, curata da Edward Steichen, all’imprecisione delle immagini di William Klein e Mario Carrieri, alle periferie londinesi di Bill Brandt, Cesare Colombo predilige e pratica una fotografia aderente alla “realtà attuale” e si batte a fondo per portare la fotografia italiana lontano dall’arcadia e dal formalismo, lontano dalla pura evasione, lungo i binari di una maggior consapevolezza ed impegno civile, fedele al “concetto zavattiniano del messaggio poetico sempre latente nella pura realtà”.
La mostra offre un vivace ritratto della metropoli lombarda e delle sue trasformazioni nell’arco di mezzo secolo ed è valorizzata da un interessante allestimento e dalla grafica di Italo Lupi, direttore delle riviste Domus e Abitare, al quale Cesare Colombo era legato da un lungo ed intenso rapporto di collaborazione e amicizia. Grazie alle fotografie, ai filmati, all’elenco dei libri e delle mostre da lui curate e a una nutrita serie di apparati ospitati sul grande tavolo posizionato al centro della sala espositiva, viene ripercorsa in senso filologico l’intera vicenda professionale di Colombo, mettendone in evidenza non solo il valore indiscusso dell’opera fotografica e il suo impegno militante ma anche la straordinaria figura di critico e di intellettuale organico, nel senso gramsciano del termine.
CESARE COLOMBO | FOTOGRAFIE 1952-2012
a cura di Silvia Paoli, Silvia e Sabina Colombo
allestimento e grafica di Italo Lupi
catalogo Silvana Editoriale a cura di Silvia Paoli
Prorogata fino al 25 ottobre 2020, la mostra è ad ingresso gratuito, ma a causa dell’emergenza Covid-19 è necessario prenotare sul sito web del Castello Sforzesco.
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28 marzo 2020