Esplorazioni sulla NATURA a Fotografia Europea 2024 di Reggio Emilia

© Arko Datto - Boats bedecked with lights returning from a pilgrimage wait in the shoals for the tide to return so that they can head back home to their village. 2019.
di Luca Sorbo
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– LA NATURA AMA NASCONDERSI

Una pioggia intensa la sera del 26 aprile accoglie i visitatori all’inaugurazione di Fotografia Europea di Reggio Emilia. Nonostante il clima avverso il chiostro grande era gremito dagli addetti ai lavori e vi era una lunga fila di appassionati per l’acquisto del biglietto. Alla XIX edizione il festival si conferma tra gli appuntamenti più importanti a livello internazionale.

Il tema scelto quest’anno è La natura ama nascondersi. I curatori sono sempre Walter Guadagnini, storico della fotografia e direttore di Camera a Torino, Tim Clark, editor di 1000 words, Luce Lebart, ricercatrice e curatrice di Archive of Modern Conflict. È un’indagine collettiva sulle connessioni fra occultamento e scoperta che dominano il nostro rapporto con la natura, immaginando nuovi percorsi, provando a superare il controllo dominante che la nostra specie esercita sul pianeta, per comprendere le dinamiche e le nuove direzioni da intraprendere.

Il festival dimostra ancora una volta la necessità di una manifestazione che abbia la fotografia come principale mezzo di indagine. Il linguaggio fotografico non si può appiattire sull’arte contemporanea, la sua storia, le sue possibilità sono di gran lunga più ampie. Deve imparare a dialogare con il contemporaneo nelle sue tante declinazioni e deve confrontarsi alla pari con i maestri dell’arte dei nostri giorni, ma deve custodire gelosamente la forza del suo specifico e lo deve coltivare in ogni modo.

Molto ricco il programma sia di mostre e sia di incontri. L’evento più interessante è sicuramente la retrospettivas, la prima in Italia della fotografa Magnum Susan Meseilas. Meditations è il titolo dell’esposizione che ripercorre l’intero percorso della fotografa, dai primi anni in cui era studentessa a New York fino ai suoi reportage più famosi. Visito la mostra con Fausto Giaccone, nome storico del fotogiornalismo italiano, che mi rivela la sua ammirazione per la fotografa americana. Il suo è uno  stile che unisce alle efficaci inquadrature costruite su più piani di messa a fuoco anche pregi formali ed una raffinata tecnica di ripresa e stampa. Oltre alle fot6ografie vi sono anche libri, documenti, film che danno spessore ad uno straordinario percorso professionale. Si percepisce la capacità di stabilire un rapporto empatico con i soggetti anche nelle situazioni più difficili. Forse il suo reportage più conosciuto è quello in Nicaragua in cui con grande coraggio segue da vicino gli scontri. Le immagini sono pubblicate dalle più importanti riviste a livello internazionale. Ci sono poi ricerche più meditate sul mondo del sesso e sulla violenza familiare.

NICARAGUA. Esteli. September 20, 1978. Fleeing the bombing to seek refuge outside of Esteli. The Nicaraguan National Guard captured the city of Esteli which was held by Sandinesta rebels.

All’interno dei cinquecenteschi Chiostri di San Pietro sono organizzate ben dieci mostre che indagano il nostro rapporto ambivalente e contraddittorio con la natura.

Molto interessante la rassegna delle piccole case editrici che spesso propongono i lavori più originali.

A piano terra accoglie i visitatori la collettiva Sky Album. 150 years of capturing clouds, una proposta di Archive of Modern Conflict, in cui si analizza la difficoltà nel fotografare le nuvole nell’Ottocento e l’importanza di questo soggetto nella storia della fotografia. Oltre centocinquanta opere raccontano questa passione a partire dagli albori della fotografia, dal francese Gustave Le Gray all’italiano Mario Giacomelli, passando dai lavori dell’americano Edward Steichen fino ai due artisti contemporanei chiamati a creare due installazioni, la finlandese Anna Ninskanen e il britannico Kalev Erickson.

Manfred Curry, A Travers les Nuages, 1931; book

Al primo piano Helen Sear con la ricerca Within Sight indaga la dissoluzione della prospettiva con una serie di opere multiple. Yvonne Venegas con Sea of Cortez traccia una storia intergenerazionale in equilibrio tra l’esperienza della sua famiglia che ha abitato le miniere di rame di Santa Rosalia nella Bassa California all’inizio del Novecento e quella di un’intera generazione che ha sfruttato i territori intorno al Mar di Cortez. Arko Datto, fotografo indiano, con il progetto The Shunyo Raja Monographies mostra la tragedia dei rifugiati nel territorio del delta del Bengala che è considerato uno dei luoghi simbolo del cambiamento climatico. Matteo De Mayda, fotografo veneziano, con il lavoro There’s no calm after the storm mostra gli effetti della tempesta Vaia nel Nord-Est con materiali di archivio, immagini satellitari ed al microscopio. Joe Ractliffe con Landscaping riflette sul concetto di paesaggio attraverso un reportage in Sudafrica. L’artista cerca di trasmettere l’idea di paesaggio come qualcosa di attivo, capace anche di conservare la memoria del passato. Nel grande corridoio centrale. Natalya Saprunova espone il progetto Permafrost che racconta la vita delle popolazioni dell’estremo nord del continente asiatico. La fotografa americana Terri Weifenbach con Cloud Physics investiga la necessaria interconnessione tra le nuvole del nostro pianeta e le forme della sua vita biologica. Lisa Barnard con la mostra An Act of Faith: Bitcoin and the Speculative Bubble conduce alla riflessione sull’essenzialità della natura nella creazione di bitcoin, beni digitali che seppur immateriali richiedono un enorme sforzo ambientale. Bruno Serralongue dedica il suo progetto, dal titolo Community Gardens of Vertus, Aubervilliers, alla lotta che alcuni giardinieri hanno iniziato nel 2020 per opporsi all’abbattimento di oltre 4.000 metri quadrati di orti, a favore di nuove costruzioni per i Giochi Olimpici di Parigi 2024.

Matteo de Mayda, L’Om Salvarech (Uomo Selvatico), una figura del folklore alpino che, secondo la leggenda, funge da mediatore tra l’uomo e la natura / The Om Salvarech (Wild Man), a figure from Alpine folklore who, according to legend, acts as a mediator between man and nature.
Rivamonte Agordino (Belluno), 2022 ©Matteo de Mayda – There’s no calm after the storm (2019-2023)
Jo Ractliffe, Elandsbaai, 2023, 88 x 99 cm, silver gelatin print, Courtesy of Jo Ractliffe and Stevenson, Cape Town, Johannesbutg and Amsterdam
Young men from Evenki people represent by their costumes the 4 seasons of the year. Reindeer herders from oriental part of Siberia in Yakutia, their culture and environment are strongly impacted by mining and sedentarization.
Vitalik Buterin at Bitcoin Meet-Up, Tokyo, 2017 © Lisa Barnard

A Palazzo Mosto sono esposti i lavori frutto della committenza specifica del festival e dei due vincitori dell’Open Call.  Vi è anche un’interessante mostra di libri fotografici. Karim El Maktafi con Day by day concentra la sua attenzione sulle aree interne ed in particolare sull’Appenino Emiliano, indagando i rapporti tra uomo e natura.

Karim El Maktafi, day by day, 2024 © Karim El Maktafi

La mostra Index Naturae, a cura di Stefania Rössl e Massimo Sordi (OMNE – Osservatorio Mobile Nord Est), comprende 116 libri fotografici pubblicati negli ultimi cinque anni dedicati al tema della natura. Una interessante panoramica sull’editoria fotografica e sulla possibilità della fotografia di confrontarsi con questo tema.

Immagine tratta dal libro di Charlott Markus “Some Things Bleak” (Fw:Books, 2022)
Picture from the books of Charlott Markus “Some Things Bleak” (Fw:Books, 2022)

I progetti selezionati dalla giuria della Open Call, tra gli oltre 500 lavori di artisti e curatori che vi hanno partecipato, sono quelli di Marta Bogdańska e Michele Sibiloni.

Michele Sibiloni, Untitled, Bundibugyo, Uganda 2017 © Michele Sibiloni
Untitled. From “Shifters” by Marta Bogdańska

Silvia Infranco espone nella splendida villa Zironi. La sua ricerca si focalizza sugli erbari, sulla farmacopea e sui processi di cura arcaici rinvenuti in antichi libri, evidenziando i risvolti magici e simbolici del rapporto tra uomo e natura.

Al Palazzo dei Musei è organizzata una mostra di Luigi Ghirri dal titolo Zone di passaggio, a cura di Ilaria Campioli. Viene proposta una riflessione sul tema del buio e della notte con l’obiettivo di raccontare l’importante ruolo che entrambi rivestono nell’immaginario collettivo. Il grande autore emiliano indaga i luoghi illuminati in maniera provvisoria dove si attiva una lettura differente del reale.

Luigi Ghirri, Bologna,1987 ©ARCHIVIO EREDI LUIGI GHIRRI

Mario Airò, Gregory Crewdson, Paola De Pietri, Paola Di Bello, Stefano Graziani, Armin Linke, Amedeo Martegani e Awoiska Van Der Molen propongono progetti che dialogano con la mostra di Ghirri. Segnalo l’esposizione della napoletana Paola di Bello, direttrice della Laurea Specialistica all’Accademia di Brera, con la sua ricerca Lucciole.

A cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi, sempre a Palazzo dei Musei, sono esposti gli scatti dei sette artisti selezionati dalla giuria internazionale: Claudia Amatruda con Good Use Of My Bad Health, Benedetta Casagrande con All ThingsLaid Dormant, Noemi Comi con Proxidium, Massimiliano Corteselli con Contrapasso, Camilla Marrese con Field Notes for Climate Observers, Cinzia Romanin con Transcendence e Alessandro Truffa con Nioko Bokk.

Noemi Comi, Proxiudum, GFI#11 © Noemi Comi

In tutti i lavori vi è sempre un’attenta indagine sui rapporti tra uomo e natura, sulle trasformazioni e sulle mutazioni che si sono determinate nel corso del tempo.

Sarà anche assegnato il Premio Luigi Ghirri, del valore di 4.000 euro. Il vincitore del Premio avrà anche la possibilità di esporre una versione più ampia del suo progetto in una mostra personale in Triennale Milano (inverno 2025).

L’istituto Italiano di Cultura di Stoccolma selezionerà un artista che potrà svolgere un periodo di studio e ricerca durante il quale dovrà produrre un progetto artistico che sarà esposto in una mostra a cura dello stesso Istituto.

Tre finalisti saranno inoltre selezionati per partecipare al programma di letture portfolio Photo-Match nell’ambito di Fotofestiwal Łódź previsto in giugno 2024 grazie alla partnership con il festival e a una borsa di studio a copertura delle spese di viaggio e alloggio. Infine Photoworks insieme alla Dalby Forest, Forestry England, offrono a due fotografi una residenza d’artista immersiva ed ecologica della durata di una settimana nel cuore della Dalby Forest, North Yorkshire – Regno Unito, insieme a tutoraggio, introduzione al team e agli ecosistemi della foresta e opportunità di networking.

Di notevole interesse la mostra organizzata presso la Biblioteca Panizzi con immagini della collezione Linea di confine per la fotografia contemporanea che ha sede a Rubiera e che sono state realizzati tra il 1993 ed il 2023. Oggi gli scatti sono conservati presso la Biblioteca per essere conservati e valorizzati. In particolare in questa edizione saranno esposte due interpretazioni delle Casse d’espansione del fiume Secchia : quella di Paola De Pietri del 1994 e quella di Walter Niedermayr del 1997. Niedermayr realizza dei dittici che coinvolgono lo spettatore nel suo interrogarsi sui luoghi sottoposti ad un intenso sfruttamento economico. La De Pietri, volando in mongolfiera, realizza immagini simili a quelle topografiche dando una visone originale del territorio.

Paola De Pietri,Parco Casse d’espansione del fiume Secchia, Rubiera, 1994
Courtesy Associazione Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, Rubiera, RE
© Paola De Pietri

Lo SPAZIO GERRA propone la mostra New Theaters of the real. Collaborating with AI in cui cinque autori Xavi Bou, Antti Karppinen, Markos Kay, Katie Morris, Pierre Zandrowicz indagano le nuove possibilità dell’intelligenza artificiale generativa.

Antti_Karppinen, The Great Freeze, 2023 ©Antti_Karppinen
Xavi Bou, Ornitography #222 ©Xavi Bou

Silvia Rosi espone le sue prime opere in Italia alla collezione Maramotti dal titolo Disintegrata. La mostra esplora e mette in scena, con umorismo, un immaginario dell’idea di italianità nel nostro territorio contemporaneo attraverso l’uso di album di famiglia di persone venute dall’Africa prima del Duemila.

Immagine dalla serie / Image from the series Disintegrata © Silvia Rosi 2024

Numerosissime le iniziative della sezione OFF. Segnalo le mostre organizzate a via Roma che da anni organizza una rassegna con una sua identità e quelle dello spazio autogestito dei Due Gobbi nell’omonima strada.

Un festival che per essere visitato in modo appropriato richiede almeno due giorni pieni.

Tutte le mostre saranno visitabili fino al 9 giugno.

Tutte le info sul sito www.fotografiaeuropea.it

 

FOTOGRAFIA EUROPEA 2024

La natura ama nascondersi

26.04 – 09.06.2024

Reggio Emilia

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