La rivoluzione interna al World Press Photo: le nuove regole del più importante premio internazionale di fotogiornalismo

World Press Photo 2017 - Photolux Festival © NIcolò Panzeri
di Manuel Beinat
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Di recente, quasi sottovoce, l’organizzazione del World Press Photo, il più prestigioso concorso di fotogiornalismo mondiale, ha sensibilmente rivisitato il metodo di selezione e premiazione dei lavori che ogni anno vengono inviati da tutto il globo.

Il criterio principale di raccolta delle immagini è geografico, con la suddivisione del mondo in sei macro-aree: Africa, America del nord e centrale, America del sud, Asia, Asia del sudest, Europa e Oceania. Le categorie invece identificano il formato che, dopo anni di tortuoso approccio ai video e ai nuovi media, torna a mettere al centro la fotografia statica: foto singole, storie, progetti a lungo termine, e il nuovo Open Format.

Contest 2022 – Global regions

La semplificazione, volta all’inclusione e alla equa rappresentanza di tutti i Paesi, funge da chiave di volta all’interno di una nuova struttura regionale. La neonata divisione in macro-aree segue criteri culturali, geografici e statistici che potrebbero essere ricondotti alla ricerca del politicamente corretto. Eppure la World Press Photo Foundation, dagli ultimi trent’anni a questa parte, ha sempre cercato di evitare etnocentrismi tossici prediligendo un approccio multiculturale e multietnico sia per i premianti che per i premiati.

Il cambiamento, per certi versi quasi rivoluzionario, del World Press Photo dovrebbe spingere a una riflessione più profonda. La questione della rappresentanza in fotografia è sempre stato un tema particolarmente dibattuto, soprattutto nel momento in cui il fotoreporter si ritrova a immortalare condizioni di disagio sociale, culturale o politico che non gli appartengono.

Il riassestamento geografico del World Press Photo influisce ulteriormente su un sistema già prima inclusivo e contemporaneo, e propone una struttura che tutto il mondo dei media dovrebbe tentare di tenere sempre presente.

Le premiazioni verranno assegnate in base a “un modello il più similare possibile alla divisione in continenti”, precedentemente già testato per il “6×6 Global Talent Program” promosso dall’organizzazione. I giurati faranno principalmente riferimento al luogo nel quale le fotografie vengono scattate, e per evitare preferenze etniche, sociali o geografiche nella decisione, potranno conoscere la nazionalità e il genere dell’autore/autrice. Il criterio qualitativo di scelta viene quindi controbilanciato da un fattore politico volto a evitare squilibri. Tuttavia il rischio della forzatura e il conseguente spettro dell’esclusione, sempre dietro l’angolo, viene smorzato dal fatto che “la qualità delle storie e delle fotografie rimarrà centrale”.

Contest 2022 – the Jury

La seconda, grossa novità strutturale e organizzativa che impatta sulla nuova edizione è, dicevamo, la scelta di tornare (seppur non in toto, data la presenza di Open Format) all’immagine statica. Il ritorno all’essenza ontologica della fotografia, all’etimologia del termine, potrebbe sembrare un passo indietro nel processo evolutivo dell’immagine contemporanea. In un mondo in cui la fotografia, finisce sempre più frequentemente con l’ibridarsi con forme di arte visuale alternative all’immagine statica, il World Press Photo si fa portavoce di un sistema di selezione sì più arbitrario, ma sicuramente più rispettoso nei confronti del media originale con il quale esso stesso è nato.

Rimane interessante, tuttavia, il curioso contrasto che si viene a creare all’interno della nuova direzione dell’organizzazione: da una parte, una semplificazione regionale che abbraccia la contemporaneità promuovendo equa rappresentanza e rappresentazione, dall’altra la limitazione delle ibridazioni della fotografia con altri media con l’eliminazione dell’ambigua categoria del Digital Storytelling e la creazione di Open Format, nell’intento di preservare il potere evocativo e l’eredità artistica della fotografia documentaria e del fotogiornalismo intesi in senso classico.

Tutto sommato, un approccio che rispecchia un po’ i tempi odierni: sempre fluidi, malleabili, talvolta contraddittori, ma sempre pronti al cambiamento.

 

www.worldpressphoto.org

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