“Homecoming” di Michael Ackerman alla Spot Home Gallery di Napoli

Varanasi, India, 2018 © Michael Ackerman
di Luca Sorbo
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La perfezione può essere una bugia,
cerco attraverso la casualità e situazioni estreme
di indagare la fragilità e la vulnerabilità dell’esistere.

Queste parole di Michael Ackerman mi accompagnano mentre osservo le immagini esposte alla galleria Spot Home di Cristina Ferraiuolo.

Michael ha occhi azzurri che esplorano continuamente lo spazio che lo circonda ed è sempre attento a ogni cosa che accade. Quando risponde alle mie domande mi fissa costantemente negli occhi e avverto la forza del suo agire e il suo bisogno di sincerità. 

Homecoming è il titolo della mostra e raccoglie la ricerca visiva dell’autore a Varanasi in India e a New York. Sono immagini di straordinario impatto visivo che catturano e ci immergono nel suo mondo interiore, nei suoi dubbi e nelle sue angosce.

New York, 2018 © Michael Ackerman

Foto sgranate, con vignettature evidenti, realizzate in situazioni luministiche estreme, di soggetti molto diversi, che si presentano come allucinazioni di sorprendente coerenza e che ci trascinano in una dimensione ancestrale. Sembra che esista una verità nascosta nelle pieghe della vita, che emerge quando la vita deraglia dai binari della normalità. Ackerman racconta che il suo guardare è come quello di un cane che cerca di annusare la vita in cerca di autenticità e verità. Non è attratto da situazioni pericolose, non cerca l’adrenalina del rischio, è il mistero che lo affascina in modo irresistibile ed è per investigare il mistero che attraversa il mondo. I suoi soggetti a volte sono duri, rivelano un profondo disagio materiale, ma il suo approccio è sempre di grande delicatezza ed eleganza.

Varanasi, India, 2018 © Michael Ackerman

Ackerman attraversa alcune delle realtà urbane più complesse del pianeta con animo puro e gentile, registrando le impronte di un mondo impazzito, ma che conserva tracce di una sincerità originaria e di una bellezza inaspettata che nessuna brutalità ha potuto cancellare. Il suo è un errare che si confronta senza difese con tutti gli aspetti dell’esistere, e nell’investigare il molteplice individua gli elementi comuni, ineliminabili che caratterizzano il senso della vita. 

Ed è forse questo il segreto della sua ricerca, mettere la vita alle strette, obbligarla a rivelare il segreto della sua origine e del suo destino. Un indagare il contingente, nel suo mutevole svolgersi per scoprire il senso o perlomeno le tracce significative di un possibile senso. I suoi occhi sono carta moschicida che avvolgono il mondo che lo circonda e tutto ciò che cattura è custodito con cura. Diaframma, tempo di posa, sviluppo e stampa chimica sono gli strumenti di questa divinazione e le fotografie, nel loro essere imperfette, diventano risposte e domande in cui ci immergiamo e ci riconosciamo.

Varanasi, India, 2018 © Michael Ackerman

Una parete è piena di provini, realizzati per decidere come stampare le immagini finali. Una scelta che ci rende partecipi del processo creativo ed è anche un modo per farci comprendere che il percorso è parte del risultato e che se vogliamo vivere il suo mondo interiore non possiamo essere solo spettatori, ma dobbiamo intraprendere almeno una parte di quel percorso anche noi. 

La prima sala è dedicata alle fotografie di Varanasi, la seconda a quelle di New York, ma le città sono raramente riconoscibili. Il luogo dove opera non è importante, rappresenta un’ulteriore verifica del suo essere interiore che ritrova l’unità nella diversità. Il fotografare di Ackerman vive in una dimensione religiosa e filosofica,  le sue immagini sono preghiere rituali per evocare il divino.

New York, 2021 © Michael Ackerman

Durante l’inaugurazione, sapientemente organizzata da Cristina Ferraiuolo, Ackerman è stato attento a tutto quello che accadeva, ha conosciuto i visitatori, ha indagato i motivi di interesse verso le proprie fotografie. Il vernissage ha perso la sua dimensione mondana per divenire un’esperienza collettiva in cui l’artista si fa detonatore di risonanze interiori. Credo che sia importante, soprattutto per i giovani artisti, riscoprire il senso vero di un evento espositivo che non è una celebrazione, ma una verifica collettiva di un percorso di ricerca.

Ackerman torna a Napoli, dopo la sua prima visita a Napoli per il Capodanno del 1999. In quell’occasione scopriva che anche la città partenopea ha una realtà sociale e culturale complessa e contraddittoria che merita di essere indagata e alcune delle fotografie realizzate nel 1999 sono state esposte alla Spot Home Gallery un anno fa.

Speriamo che in futuro ci sarà un lavoro completo di Ackerman su Napoli, sarà senz’altro un contributo importante per la storia culturale della città.

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HOMECOMING resta visitabile alla Spot Home Gallery fino al 30 giugno 2023.
Info: www.spothomegallery.com

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