Fotografia Europea 2023: le inquietudini dell’Europa in mostra a Reggio Emilia

Simon Roberts, Beachy Head, Seven Sisters Country Park, East Sussex, 14 March 2017, 152 x 182cm, Archival pigment print © Simon Roberts
di Luca Sorbo
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Fin dalla sua nascita nel 2006, FOTOGRAFIA EUROPEA ha avuto l’ambizione di riflettere sulla contemporaneità attraverso il linguaggio fotografico, seguendo gli insegnamenti del fotografo Luigi Ghirri, il cui archivio è conservato nella città del Festival, Reggio Emilia, presso la Fototeca della Biblioteca Panizzi.

Il festival ha ricevuto nel 2022 il prestigioso riconoscimento ai Lucie Award come Photo Festival of the Year ed è un appuntamento atteso a livello nazionale e internazionale.

La XVIII edizione del Festival, quest’anno si conferma di notevole spessore culturale e affronta uno dei temi più problematici della nostra epoca. Il curatore Walter Guadagnini, curatore, docente e direttore di CAMERA a Torino, affiancato da Tim Clark, editor di «1000 woords» e curatore di Photo London Discoveries, e Luce Lebart, curatrice dell’Archive of Modern Conflict, ha scelto come tema EUROPE MATTERS: visioni di un’identità inquieta. Un ambito di indagine molto complesso, poiché obbliga a confrontarsi con la ricerca di un’identità europea e con le difficoltà e le contraddizioni attuali.

Il festival è anche una dichiarazione di fiducia nel linguaggio fotografico, in un momento storico in cui molti mettono in discussione la sua specificità e vogliono considerarlo soltanto come una delle tante possibilità dell’arte contemporanea. L’elemento che emerge dal programma espositivo proposto è che più che la tecnica utilizzata, ciò che dà forza al lavoro sono la coerenza del progetto e l’efficacia dell’allestimento espositivo. L’immagine singola può essere ingannevole e poco significativa, ma il progetto no ed è proprio dal progetto che emergono la forza e la personalità dell’autore. L’allestimento rende poi il progetto un’esperienza immersiva che può essere vissuta solo in presenza. 

Il cuore del festival è costituito dai Chiostri di San Pietro, dove è possibile visitare la retrospettiva dedicata alla fotografa umanista francese Sabine Weiss (1924-2021) e nove mostre che in vario modo declinano le inquietudini dell’Europa. Mònica De Miranda presenta The Island, dove prova a smantellare i pregiudizi della società portoghese, dando valore e restituendo il dovuto rispetto agli uomini e alle donne di origine africana. Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinini con Güle Güle si confrontano con la complessa realtà di Istanbul, dandone una propria visione.

Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni, Gule Gule, © Caimi & Piccinni.

Simon Roberts indaga l’esperienza pubblica e condivisa e mostra alcune delle contraddizioni in cui vive la società inglese a seguito della Brexit. The Archive of Public Protest raccoglie le immagini di varie iniziative di attivisti sociali: un monito contro i tanti fenomeni negativi che si stanno presentando in Europa come il razzismo e l’omofobia. Alessia Rollo si confronta con la tradizione della fotografia antropologica che ha indagato principalmente il Sud e, attraverso delle manipolazioni, prova a dare una diversa lettura; il titolo del lavoro è Parallel EyesSamuel Gratacap con Bilateral evoca il passaggio degli esuli attraverso l’Italia Meridionale e le Alpi. È un dare attenzione alle persone che vivono situazioni di difficoltà. 

Samuel Gratacap, dalla serie Bilateral, 2018 – 2022 © Samuel Gratacap

Geoffroy Mathieu con L’or des Ruines realizza un’esplorazione di un modo di sussistenza alternativo attraverso la raccolta di cibo nelle aree marginali. Cédrine Scheidig con De la terre à la mer racconta la diaspora afro-caraibica nelle periferie parigine, rivelando le connessioni tra i due territori e gli immaginari dei loro abitanti. Yelena Yemchuk con Odesa ci rende partecipi del suo piacere di fotografare la città di Odessa dal 2015 al 2019. Oggi la tragica realtà della guerra rende le sue immagini ancora più interessanti. 

© Yelena Yemchuk, Odesa

Molto interessante all’interno dei Chiostri di San Pietro la presenza dell’editoria fotografica indipendente: oggi il libro fotografico è un’opera in sé ed è lo strumento principale per sperimentare nuove possibilità espressive. 

Particolarmente efficaci le tre mostre ai Chiostri di San Domenico, dove Myriam Meloni con la mostra Nelle giornate chiare si vede l’Europa , partendo dal mito di Europa narrato da Ovidio, costruisce un ritratto del Continente attraverso dei trittici che hanno per soggetto giovani cittadini. Mattia Balsamini affronta il problema dell’inquinamento visivo del cielo con il progetto Protege Noctem – If Darkness Disappeared. Camilla De Maffei presenta un lavoro a lungo termine sull’Albania dal titolo Grande padre, in cui affronta la questione del rapporto globale tra individuo, società e potere.

Camilla De Maffei. Grande Padre, Tirana, Albania, 2021 © Camilla De Maffei

A Palazzo da Mosto sono in esposizione le opere della collezione Ars Aevi, nata durante il primo anno di assedio di Sarajevo come forma simbolica di resistenza e opposizione alla guerra attraverso la cultura e l’espressione artistica.
Allo Spazio Gerra una piacevole esposizione di Roberto Masotti che, portando lo stesso tavolino per otto anni in giro per l’Europa, ritrae personaggi celebri utilizzando il tavolino come oggetto di scena.

Sempre molto interessante la sezione, nata 10 anni fa, Giovane Fotografia Italiana, che è possibile visitare ai Musei Civici. Il tema di quest’anno è Appartenenza e gli autori selezionati sono: Eleonora Agostini (Mirano, 1991) con A Study of Waitressing, Andrea Camiolo (Leonforte, 1998) con The Manhattan Project, Sofiya Chotyrbok (Zolochiv, Ucraina, 1991) con Home before dark, Davide Degano (Cividale del Friuli, 1991) con Romanzo Meticcio, Carlo Lombardi (Pescara, 1988) con La carne dell’orso, Giulia Mangione (Firenze, 1987) con The Fall, Eleonora Paciullo (Torino, 1993) con Teofanie. Ogni anno tra i finalisti una giuria internazionale seleziona il miglior progetto, quest’anno ha vinto Giulia Mingione che con la sua ricerca ha indagato le paure collettive combinando la fotografia documentaria con quella di finzione.

© Sofiya Chotyrbok, Home Before Dark, GFI #10

Alla Biblioteca Panizzi, a cura di Monica Leoni e Elisabeth Sciarretta, è esposta una selezione di immagini dell’edizione del 2007, che era anch’essa dedicata all’Europa. 

Da non perdere, infine, la mostra, collegata con il festival, allo CSAC di Parma, che presenta per la prima volta opere del fotogiornalista napoletano Antonio Sansone (Napoli 1929-Faro Sabina 2008). Oltre alle immagini sono presenti tramite cassettiere anche molti documenti che consentono di contestualizzare il percorso professionale del reporter, uno tra i principali del dopoguerra, anche se poco considerato dalla maggior parte degli studiosi. 

Ricchissima la sezione OFF che trasforma tutta Reggio Emilia in un grande spazio espositivo. L’unica pecca è che l’elevato numero di proposte rende di difficile fruizione la visione dei singoli autori. Di questa sezione segnalo solo la mostra di Vasco Ascolini alla Galleria 13.  

Il festival è promosso e prodotto da Fondazione Palazzo Magnani e Comune di Reggio Emilia con la Regione Emilia Romagna ed è visitabile fino all’11 giugno. Il catalogo è ben stampato ed è un vero e proprio libro fotografico.

Tutte le informazioni sul sito web: www.fotografiaeuropea.it

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