Cartoline postali: viaggio nella storia

Catania, il porto con vista dell'Etna, cartolina Fotocelere, 1940 ca. © Archivi Alinari
di Claudia Stritof
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Il 1° ottobre 1905 gli Studenti Universitari di Roma organizzano Pro-Calabria, un evento di beneficenza volto ad aiutare la popolazione calabrese colpita da un devastante sisma. Durante la festa popolare i ragazzi vendono delle cartoline pieghevoli raffiguranti palazzi distrutti di Bagnara Calabra, realizzate grazie alla Fotografia Scarpettini e allo Stabilimento Danesi che per l’occasione hanno fornito gratuitamente fotografie e cliché.

A molti il nome dell’editore Danesi giungerà nuovo, ma non certo agli storici della materia, infatti, Michele Danesi è stato tra i più importanti stampatori italiani dell’Ottocento, tanto da divenire il primo produttore di cartoline illustrate autorizzato dal Governo.

Cartolina di beneficenza pro Calabria, raffigurante il terremoto di Bagnara Calabra, 1905. Fotografia Scarpettini, stampa Danesi.

Il nostro racconto sulla cartolina postale inizia proprio in questi anni, precisamente nel 1865, quando Heinrich von Stephan, direttore generale delle poste prussiane, propone l’introduzione di “un foglio aperto per le brevi comunicazioni” a una tariffa agevolata.

La sua idea, per quanto rivoluzionaria, non trova lo sperato consenso, a causa della violata riservatezza epistolare; un problema giudicato secondario dall’economista austriaco Emanuel Herrmann, che, in seguito alla pubblicazione di un articolo, convinse l’Impero Austro-Ungarico a mettere in circolazione la prima “Correspondenz-Karte” nell’ormai storica data del 1° ottobre 1869.

La cartolina si presentava come un cartoncino rettangolare color avorio su cui da un lato era impresso il francobollo a stampa del valore di 2 kreuzer con l’immagine dell’Imperatore e lo spazio dedicato all’indirizzo, mentre il retro era lasciato in bianco così da potervi apporre il messaggio.

Cartolina con vedute, stampata dalla Litografia Sauer e Barigazzi, Bologna, 1896.

Come è facile immaginare non passerà molto tempo da quando la “nuda” superficie della cartolina andrà ornandosi con disegni più o meno elaborati, portando all’avvento di quella illustrata. In merito a quest’ultima,  Enrico Melillo scrive in Ordinamenti postali e telegrafici degli antichi stati italiani e del Regno d’Italia: “i collezionisti e i filatelici si affannano a rintracciare l’epoca esatta in cui comparve […]. Qualcuno sostiene debbasi al litografo Miesler di Berlino […];  altri  che l’editore Martinazzi di Firenze ne emise fin dal 1865; alcuni ne danno la paternità al cartolaio francese […] Leon  Besnardeau […]”.

Come ogni storia, anche quella postale è costellata di aneddoti e di rivendicazioni sulla primogenitura e il percorso evolutivo che l’ha portata ad assumere le attuali sembianze è ancora molto lungo; si pensi che alla fine dell’Ottocento il verso del cartoncino era riservato all’indirizzo, mentre il testo e il mittente venivano scritti sul lato dell’illustrazione, come nel caso delle amate “Gruss aus” (cioè “Saluti da…”).

Cartolina di corrispondenza “Saluti da Bolzano” (Gruss aus Bozen), raffigurante Torre Druso, castellando Roncolo e Castel Firmano, indirizzata all signorina Anna von Glanz, Innsbruck, 1896. Courtesy Touriseum, Museo Provinciale del Turismo, Merano.

La cartolina fu un vero successo editoriale, che crebbe ulteriormente quando i Governi ne autorizzarono la produzione privata e il suo destino si intrecciò con la fotografia. Pionieristico fu il lavoro del marsigliese Dominique Piazza che nel 1891 pubblicò la prima serie di cartoline fotolitografiche; a Parigi i fratelli Neurdein misero a punto “una tecnica competitiva di riduzione del cliché fotografico”, mentre il fotografo Pierre-Yves creò la famosa azienda “Yvon”, leader nel settore.

A Dresda è da ricordare la casa editrice “Rommler&Jonas”, creata dal fotografo Emil Römmler, allievo di Joseph Albert a sua volta inventore della “albertotipia”, mentre in Italia erano il già citato Danesi; Paolo Marzari, attivo a Schio, in provincia di Vicenza, e non ultimo, Saul David Modiano, alla cui attività è stata dedicata la mostra dal titolo Il segno Modiano” – 150 anni di arte e impresa, curata da Piero Delbello per l’IRCI di Trieste, presso il Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata della stessa città. Giunto nel capoluogo friulano nel 1868, Saul Modiano ha dato vita alla famosa azienda, dedicandosi dapprima alla produzione di cartine di sigarette, poi allargando i suoi interessi verso altri prodotti, tra cui le cartoline, che illustrava grazie a immagini scattate durante apposite campagne fotografiche.

Questa è una brevissima selezione di nomi attivi nel settore, non dimenticando i moltissimi editori e fotografi locali che tra la fine XIX e il XX secolo hanno prodotto cartoline postali raffiguranti bellezze paesaggistiche, monumenti, e non di rado ritratti dei propri clienti, appositamente realizzati come foto-ricordo da inviare a parenti lontani.

Roma, le gradinate e la pista del Foro Mussolini, con sullo sfondo il Palazzo dell’Accademia di Educazione Fisica, cartolina Fotocelere 1935 ca. © Archivi Alinari

Fin dal momento della sua comparsa, la cartolina è stata un medium rivoluzionario, apprezzata per la sua economicità, a lei si affidarono messaggi di auguri, saluti affettuosi, ordini commerciali, pubblicità aziendali, senza trascurare l’uso politico e anche propagandistico da parte  del  regime fascista, come testimoniano le serie emesse dalle Poste italiane tra il 1932 e il 1936, ampiamente studiate da Franco Filanci, Presidente dell’Accademia Italiana di Filatelia e Storia PostaleIn ultimo, non bisogna dimenticare il suo valore artistico: come mi racconta lo stesso Filanci, già dalla fine dell’Ottocento la cartolina è stata usata come mezzo di espressione da diversi artisti. Celebre il caso di Giovanni Fattori, che realizzò una serie di cartoline per la Richter di Napoli raffiguranti scene di vita militare; fino a giungere, durante la seconda metà del Novecento, a espressioni artistiche come la Mail art, oppure all’opera 700 km di esposizione Modena-Graz di Franco Vaccari.

Negli ultimi decenni la cartolina ha subito un inesorabile declino, sostituita da chat e social che ne hanno ereditato funzioni e concettualità, ma non per questo è stata dimenticata; si pensi alle numerose riviste specializzate, alle ampie collezioni private e pubbliche che la conservano, come il Museo della Cartolina “Salvatore Nuvoli” a Isera, in provincia di Trento, per non parlare delle mostre curate in suo onore, già dal 1899, quando si tenne la prima Esposizione Internazionale di cartoline illustrate a Venezia. Non in ultimo c’è chi ancora le produce e molte sono le iniziative a lei dedicate, come la creazione della piattaforma di scambio di cartoline tra fotoamatori nata in seno alla FIAF – Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche.

Come dimenticare le cartoline inviate durante le gite scolastiche ai nostri cari? Minimo cinque e tutte diverse per soggetto, molte non spedite, altre invece arrivate già prima che la gita fosse terminata. Cambiano i mezzi ma non le abitudini, ed ecco che oggi basta un click e l’inserimento del luogo per aver ripristinata la nostra “Gruss aus“, per indicare al nostro interlocutore del viaggio intrapreso e delle giornate trascorse.

 

29 marzo 2021

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