di Manuel Beinat
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C’è un luogo etereo, situato sul confine dell’estremo est italiano, che evoca un senso estraniante di malinconia. Il tempo si ferma, la natura pervade ogni lembo di terra, le persone sembrano poche, si palesano timidamente agli occhi degli estranei, percepiti come visitatori provenienti da un mondo lontano.
Le Valli del Natisone si stagliano tra il Friuli Venezia-Giulia e la Slovenia, e racchiudono l’atmosfera di un pianeta a sé, quasi incontaminato dalle tracce umane. Tuttavia, basta sfogliare qualche libro di storia per rendersi conto di quanto l’attività antropica (soprattutto quella violenta ed efferata della guerra) abbia impattato sensibilmente su questa piccola fetta di regione italiana.
Valentina Iaccarino, autrice napoletana di origine ma friulana d’adozione, negli ultimi anni si è impegnata a dare una forma a quelle sensazioni alienanti e al tempo stesso avvolgenti che animano queste valli tramite la pratica fotografica. Assieme al collega Pietro Peressutti, si è concentrata su un racconto visuale che potesse dare rilevanza a questi luoghi, con il fine di riportare al centro ciò che normalmente si trova ai margini delle grandi narrazioni.
Temi come confine, identità, appartenenza, tradizione, cultura, ma ancora concetti quali Stato, popoli e nazioni, si amalgamano tutti in una narrazione visiva delicata, dagli angoli smussati, i cui protagonisti sono schivi ma orgogliosi di essere parte di quel mondo così affascinante agli occhi esterni.
Ramonika (“fisarmonica” in lingua slovena – strumento di particolare valore culturale per le valli), il progetto che ha dato una prima forma fotografica a questa ricerca, sembra involontariamente collocarsi a metà tra poesia e antropologia. Lo sguardo dell’autrice, immersa nell’ambiente che studia, racconta con cura e rispetto la quotidianità degli abitanti delle valli; i ritratti si alternano a oggetti inanimati, paesaggi, animali, maschere e costumi che accompagnano le tradizioni di questi luoghi. La luce è morbidissima, data da un sole che sembra non volersi mai palesare del tutto. I volti ritratti sono rilassati, sereni, divertiti, annoiati o incuriositi da chi scatta. Per quanto sia sovrannaturale l’atmosfera di Ramonika, in questo mondo c’è molta umanità.
Tuttavia, chi osserva le fotografie si dimentica del dolore al quale questi lembi di terra hanno dovuto assistere prima per le due guerre mondiali, poi per le conseguenze della Guerra fredda e della sua tragica conclusione nell’ex Jugoslavia, e infine per le continue migrazioni che ne hanno causato lo spopolamento.
È da queste ferite, a poco a poco rimarginate, che la ricerca di Valentina Iaccarino e di Pietro Peressutti prosegue le orme tracciate precedentemente da Ramonika. Radio Tihotapci (Radio Contrabbando) – progetto avviato in collaborazione con vari partner attivi nella promozione e nella valorizzazione della cultura italo-slovena – e continua a raccontare le valli friulane tramite le storie di contrabbando che hanno caratterizzato queste zone durante il periodo della cortina di ferro. I confini tra Italia e l’allora Jugoslavia vennero ulteriormente spostati, e con essi le persone che vi abitavano videro elevarsi un muro invisibile che separava quello che fino a poco tempo prima era riconosciuto come il medesimo Stato.
Si avviò così una fitta rete di passaggi illegali di viveri, oggetti comuni, cibi e suppellettili che permisero agli abitanti di mantenere relazioni sociali e strutture culturali la cui fragilità sarebbe stata fatale qualora questi contrabbandi (ovviamente illegali, o comunque eccessivamente regolamentati da vari accordi nazionali e internazionali) non ci fossero stati.
Il foro stenopeico è lo strumento adottato da Iaccarino e Peressutti per ripercorre quei luoghi nei quali gli sconfinamenti sono avvenuti. Una tecnica desueta quella utilizzata, ma così vera e tangibile che si adatta perfettamente al racconto e alle testimonianze raccolte da parte di chi scambiava le merci. La luce è pallida, i colori desaturati, le ombre azzerate.
L’atmosfera di Radio Tihotapci è tanto sospesa quanto quella di Ramonika; il progetto si regge su fotografie che rimangono in silenzio, ma che al tempo stesso narrano di confini, dogane, invasioni, territori condivisi e poi strappati, di persone divise e poi riunite, di culture e di lingue, di cibi e di altre avventure.
Sono immagini rumorose e zitte; rimangono immobili in un contesto nel quale la mobilità e lo sconfinamento erano un’ancora di salvezza. E quando ci si accorge di questa ambivalenza, la lettura del romanzo geopolitico delle Valli del Natisone assume tutt’altra profondità.
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Le associazioni coinvolte nel progetto Radio Tihotapci:
Associazione Agricoltori
Associazione Robida
Circolo culturale Recan Aldo Klodic
Centro ricerche culturali di Lusevera
Istituto per la cultura slovena
IC Paolo Petricig
Pro-loco Nediske doline
Obcina Kobarid