di Dario Orlandi
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“Squadra, bocca; bocca, bandierine; bandierine, lamette; lamette, scale…” Detta così sembra il codice cifrato di una setta misterica o un delirio notturno!
Se invece la sequenza diventa: “Squadra, drago; drago, gomma; gomma, mappa; mappa, Pasqua; Pasqua, squadra…” ecco che la serie, seppur priva di un significato immediato, acquista una logica nella sua originalità.
È questo il gioco che Jason Fulford e Tamara Shopsin propongono nel loro divertente e stimolante This Equals That (Aperture, 2014), un percorso nel linguaggio visuale fatto di rimandi curiosi e mai banali: il libro è organizzato per coppie di immagini legate da una possibile analogia – formale o concettuale – dove ciclicamente la seconda immagine di una coppia diventa la prima della coppia successiva; fino a completare il cerchio con l’ultima foto che ritorna identica alla prima.
Richiami di forme, di senso, di contenuto, di colore, di materiale, di ambiente, organizzati secondo un divertente flusso di coscienza che conquista il lettore grazie alla sua imprevedibilità e agli effetti spassosi che si creano di frequente negli accostamenti.
Ecco allora che una triangolare squadra da geometra in legno rimanda alla bocca triangolare di un enorme squalo in muratura in un parco giochi; che il profilo tentacolare di un albero in controluce diventa l’immagine rosea di un sorridente polipo in legno sulla staccionata di un stabilimento balneare; che le sagome argentate dei pesci disposti con ordine sul banco di un mercato affiancano le costole colorate di libri usati in vendita; e che le vele triangolari di una barca in mare al tramonto riportano alla prima – e ultima – immagine della squadra da geometra in legno.
“Un gioco di connessioni per età dai 5 ai 105 anni”, recita la quarta di coperta di questo libro in formato tascabile, quadrato, con la copertina gialla, solidamente di cartone e con gli angoli stondati. Un libro per bambini dai 5 ai 105 anni che vogliono cimentarsi – ognuno con la propria esperienza – con la logica illogica dello “sguardo creativo” che inventa “equazioni” visuali sulla base di personali, ma motivate, “associazioni concettuali”.
Il libro è una dichiarazione semiseria – un po’ gioco, un po’ manuale, un po’ manifesto – dell’essenza contraddittoria e feconda del linguaggio creativo (visuale): la soggettività dello sguardo nella tracciatura di un discorso intelligibile.
Non è dunque un caso che si apra con un ossimoro (“Il libro è un cerchio, fatto di quadrati”) fra le figure retoriche quella più logica nella sua illogicità. Ed è all’interno di questa instabilità circolare – fatta di quadrati richiami significanti – che si avvera il miracolo di definire l’indefinibile: “Scorri le pagine, considera le coppie”.
“The book is a circle
Made up of squares
Turn through the pages
Consider the pairs”
Il libro:
Jason Fulford, Tamara Shopsin
This Equal That
Aperture, 2014
6 marzo 2019