di Beatrice Bruni
Diversivo, distrazione, fantasia, cambiamenti di moda, di cibo, amore e paesaggio. Ne abbiamo bisogno come dell’aria che respiriamo.
Bruce Chatwin
Che cos’è il viaggio? Cosa si intende per viaggio? Il termine risulta univoco o restituisce alla mente e al corpo una ridda di riferimenti ai quali è dolce abbandonarsi? L’idea del viaggio porta automaticamente a un insieme di pensieri, ricordi, emozioni e desideri. Il viaggio è liberatorio, è divertente e necessario. Così legati ai nostri spazi, ad antiche voci di casa e numi tutelari, così desideriamo la libertà, l’esplorazione e la conoscenza. Adoriamo le nostre vacanze e l’avventura.
Da quando la fotografia è nata e si è sviluppata, uno dei primi generi che si è imposto è quello di viaggio. Allora la sete di conoscenza spingeva gli esseri umani a esplorare nuovi luoghi e riportarne fotografie per documentare, conoscere, studiare; così si scoprivano monumenti, popolazioni, arti e culture. Il mondo diventava sempre più affascinante.
Non si è mai smesso da quel momento di produrre immagini del mondo. Oggi però non è più necessario essere lì, in uno spazio preciso e definito, per poterne creare visioni.
L’agorafobia (dal greco αγορά : piazza e φοβία : paura, etimologicamente “paura della piazza”) è la sensazione di paura o grave disagio che un soggetto prova quando si ritrova in ambienti non familiari o comunque in ampi spazi all’aperto o affollati, temendo di non riuscire a controllare la situazione. Questo lo porta a sentire il bisogno di una via di fuga immediata verso un luogo da lui reputato più sicuro. (Fonte Wikipedia).
Chi soffre di agorafobia non riesce a uscire di casa per andare al supermercato dietro l’angolo.
L’artista londinese Jacqui Kenny soffre di agorafobia da più di dieci anni; ciò le ha procurato attacchi di panico, ansia, impossibilità di uscire dalla comfort zone della sua casa nei momenti più difficili. Nel 2016 Jacqui, quasi per caso, si è trovata, mentre svolgeva una ricerca su Google Street View, a riprodurre l’esperienza del viaggio e a raggiungere così i luoghi più remoti del mondo semplicemente stando seduta alla sua scrivania. È stato del tutto spontaneo per lei voler documentare il viaggio trasformando così la sua vicenda in una meravigliosa via di fuga.
Kenny ha tratto dalla sua condizione una grande forza creatrice. Ha collezionato un numero gigantesco di immagini catturate da Google Street View e ha aperto un account Instagram di successo, @streetview.portraits, che recita in bio: Agoraphobic Traveller. Agoraphobia and anxiety limit my ability to travel, so I’ve found another way to see the world. [Viaggiatrice agorafobica. L’agorafobia e l’ansia limitano la mia capacità di viaggiare, così ho trovato un altro modo per vedere il mondo].
Un altro modo di vedere il mondo dunque. L’artista cerca, sceglie e cattura l’immagine. Dalla Mongolia, uno dei paesi preferiti di Kenny, al Cile, dagli Stati Uniti al Senegal.
Il progetto presenta un editing estremamente coerente, uno sguardo curioso e un linguaggio distintivo. La presenza umana è ridotta al minimo e assegnata a spazi spesso sconfinati. Interessante l’attenzione agli animali, alle essenziali geometrie urbane, ai colori vibranti.
La mancanza di controllo esperita con sofferenza nella vita è così compensata e ribaltata dalla forte capacità di controllare la scena, l’inquadratura, l’angolazione offerta all’osservatore. La preferenza di luce forte (al mezzodì e spesso all’equatore) e di esclusione di grandi agglomerati urbani, ci restituisce una narrazione di luoghi solitari e isolati, in una metaforizzazione della situazione di isolamento, solitudine, speranza, controllo, accettazione di sé.
In fin dei conti, è molto consolante sapere che, anche nei momenti più bui, l’essere umano può riuscire a dare un senso alla propria esistenza.
In un tempo di pandemia ancora incerto, pur con le caute e dovute differenze, forse è possibile capire cosa significhi essere costretti a casa, seduti sul divano, consci, per la prima volta nella vita, di non poter prendere un aereo per un tempo ancora ignoto. La forza creativa della mente umana può vincere e superare questo ostacolo, e re-inventare. Cambiare la propria prospettiva. In attesa di tempi migliori. Intanto, ecco un invito al viaggio, all’emozione, al divertimento geniale e all’incanto.
Per un periodo limitato di tempo Google ha dato il permesso all’artista di vendere stampe ad edizione limitata il cui ricavato andrà in beneficienza alla Brain and Behavior Research Foundation, un’organizzazione no-profit che si occupa della prevenzione, la cura ed il trattamento delle malattie mentali. Tutte le informazioni sul sito: https://www.theagoraphobictraveller.com
Fotografie: © Jacqui Kenny via Google Street View
29 marzo 2021