di Beatrice Bruni
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“It ain’t no big thing to wait for the bell to ring
It ain’t no big thing the toll of the bell
Aggravated spare for days
I troll down town, the red light place
Jump up bubble up, what’s in store
Love is the drug and I need to score.”
Love is the Drug, Roxy Music
È in corso a Bologna e sarà visitabile fino al 19 settembre 2021 la prima retrospettiva italiana del fotografo irlandese Richard Mosse, dal titolo Displaced. La sede è quella prestigiosissima del MAST, le cui ampie sale accolgono gli spettatori in una visione immersiva delle settantasette grandi opere di Mosse più tre video documentari, con la preziosa curatela di Urs Stahel.
Il lavoro di Mosse si muove tra la fotografia di documento e l’arte contemporanea, con un esito molto personale sulle urgenti tematiche ambientali, sociali, geopolitiche, scardinando le usuali modalità di rappresentazione degli eventi. Scrive il curatore Stahel: “L’artista è estremamente determinato a rilanciare la fotografia documentaria, facendola uscire dal vicolo cieco in cui è stata rinchiusa. Vuole sovvertire le convenzionali narrazioni mediatiche attraverso nuove tecnologie, spesso di derivazione militare, proprio per scardinare i criteri rappresentativi della fotografia di guerra”.
Ed è proprio grazie a queste nuove possibilità di visione che Mosse costringe il pubblico a osservare ciò che non si vede, ponendosi di fronte alla realtà in un modo del tutto peculiare, in una posizione di osservazione attiva. Non vedrete le verdi colline d’Africa, non risplende di verde smeraldo la depredata vegetazione amazzonica, non appaiono verdi le radure congolesi punteggiate di palme. Nelle immagini di Mosse è il rosso il colore predominante. Un uso peculiare della pellicola a infrarossi prima, la ricerca di tecnologie sempre più sofisticate poi.
L’impatto visivo è potente, ancora di più in quanto coniugato ad una volontà di ricerca che porta a modalità di visione della realtà insolite e quindi portatrici di riflessioni inesplorate. I temi affrontati sono tra i più attuali e si dipanano tra le problematiche urgenti dei cambiamenti climatici, le migrazioni umane, le guerre, con incursioni tra Medio Oriente, Congo, Stati Uniti e Messico, Ecuador, Brasile, Grecia.
Si alternano nella grande retrospettiva lavori che hanno reso celebre il fotografo come Infra e The Enclave: il primo è un progetto sulla brutale guerra nella Repubblica Democratica del Congo e il secondo è una video installazione, entrambi realizzati con Kodak Aerochrome, pellicola a infrarossi fuori commercio, ma usata per le ricognizioni militari. Un mortifero sguardo violaceo sulla tragedia della guerra. Un colpo al cuore su più schermi, da vedere.
Altre due video installazioni multiple al piano inferiore: Incoming, e Quick, quest’ultimo un approfondimento sulla cospicua produzione artistica di Mosse. All’insegna della multimedialità una ricca offerta collaterale che prevede una rassegna cinematografica in collaborazione con la cineteca di Bologna con proiezioni il venerdì e il sabato, sede il MAST Auditorium. Con una serie di titoli molto interessanti vengono approfondite le tematiche che Mosse affronta nel suo lavoro.
Da segnalare anche una playlist di Spotify dedicata alla mostra: molte delle immagini della serie Infra hanno il titolo di canzoni famose qui riproposte, per creare il giusto mood sfogliando il catalogo o in attesa della visita.
Ricordando che ognuno di noi è Dweller On the Threshold, il documento può essere arte.
RICHARD MOSSE – DISPLACED
MIGRAZIONE CONFLITTO CAMBIAMENTO CLIMATICO
A cura di Urs Stahel
Fondazione MAST
Via Speranza 42, Bologna
7 maggio – 19 settembre 2021
ingresso gratuito su prenotazione
mar – dom 10:00 – 20:00
26 luglio 2021