di Beatrice Bruni
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Con i corsi, il materiale e le macchine fotografiche forniamo ai ragazzi di Kanadjiguila
gli strumenti per raccontare anzitutto se stessi e il loro mondo.
(Mohamed Keita)
Mohamed Keita, proveniente dalla Costa d’Avorio, arriva a Roma nel 2010 come migrante e rifugiato politico. Il momento di svolta, per lui, giunge proprio in Italia dove studia fotografia, che diventa subito la sua professione e gli regala la notorietà: in questi ultimi anni, infatti molte sono le mostre realizzate in Italia e all’estero.
Mohamed Keita ritiene che l’essenza del suo lavoro consista nella condivisione e utilizza la fotografia allo scopo di veicolare messaggi, insegnare a comprendere le trasformazioni sociali, fare ricerca, approfondire la conoscenza di sé e del mondo, in un continuo insegnare/imparare, dove mai l’uno prevale sull’altro. La fotografia diventa dunque possibilità di condivisione, di riscatto, di affinità, di solidarietà nei confronti dei soggetti bisognosi.
Il giovane fotografo torna in Africa e costituisce il progetto KENE, che in mandingo significa Spazio: l’obiettivo è di creare uno spazio, appunto, nel quale i ragazzi possano imparare la fotografia, intesa come educazione, svolta, accrescimento culturale, esplorazione, opportunità creativa.
Kene/Spazio è oggi una mostra, a cura di Sara Alberani, ed è visitabile fino al 28 giugno 2020 al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. L‘esposizione proseguirà poi il suo viaggio anche a Milano, Roma, Napoli.
Nella mostra, oltre a cinque immagini dell’autore, è presente una selezione dei lavori dei ragazzi di Bamako, in Mali, e più precisamente del quartiere di Kanadjiguila, dove Keita ha tenuto un laboratorio. Una fotografia che diviene dunque ascolto, partecipazione, divertimento, scambio, conoscenza. Può perfino diventare un’opportunità di lavoro. “Se impari qualcosa poi devi saperla condividere” sostiene Mohamed, mostrando il suo disarmante sorriso.
I sorrisi, il suo e quelli dei suoi allievi, sono immagini veramente toccanti nel video installato all’interno dell’esposizione. In esso è visibile come si svolge il laboratorio di fotografia a Kanadjiguila, giorno dopo giorno, in un racconto quotidiano di impegno e collaborazione.
Le condizioni non sono certamente le più agevoli, i ragazzi si trovano in capanne di fango e lamiera, ma li osserviamo impegnati, attenti, con i libri di fotografia in mano, studiando i grandi maestri – molto delicate e gioiose le immagini di un ragazzino che sfoglia Doisneau e lo commenta con il suo amico vicino, seduto in terra, nella capanna – o intenti a scattare, sotto l’esperta guida di Mohamed, con le macchine fotografiche in mano, con rudimentali ma efficacissime lampade da studio e set semi-improvvisati.
Forse sono queste le storie di fotografia più belle da raccontare. Nella mostra di KENE/Spazio, un saggio delle capacità di questi talentuosi studenti, che sembrano preferire l’arte del ritratto e quella della street photography: vogliono raccontare se stessi e tutto ciò che fa parte del loro mondo.
La mostra è stata realizzata anche grazie alla promozione di Fondazione Pianoterra Onlus, che nasce a Roma nel 2013 per contrastare la povertà e la disuguaglianza, e promuove progetti di cultura come strumento di emancipazione sociale in contesti difficili e marginali.
Le fotografie esposte sono in vendita per sostenere il progetto e si possono acquistare online sul sito: https://studiokene.org/mostra/
MOHAMED KEITA | KENE/SPAZIO
a cura di Sara Alberani
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci
viale della Repubblica 277 , Prato
fino al 28 giugno 2020
da giovedì a domenica: 12:00 – 20:00
25 marzo 2020