Max Cavallari | Acquaintance

di Redazione

Nel cuore del Mediterraneo, là dove onde e storie si intrecciano, Max Cavallari – finalista dell’Open Call Photolux Intarget Award 2024 con il progetto Flood Emilia Romagna – ha realizzato con Acquaintance un racconto visivo che va oltre il reportage, esplorando la dimensione umana e politica di un mare che è confine e ponte. Il titolo, che evoca conoscenza e incontro, suggerisce la missione del fotografo: catturare le vite che attraversano il Mediterraneo, spesso nel silenzio dei riflettori. Con lo sguardo attento di chi osserva senza spettacolarizzare, Cavallari racconta le esperienze di chi vive e opera sulle navi ONG, come la Humanity 1. Questo spazio sospeso tra salvezza e disperazione diventa teatro di storie che rivelano non solo il dramma delle migrazioni, ma anche il coraggio di chi sceglie di dedicarsi al soccorso.

A carefree moment on Humanity 1, the ship stops for a swim in the open sea.

Da sempre, il Mediterraneo è il fulcro di grandi narrazioni: luogo di incontri, scontri, speranze e tragedie, un ‘mare di contrasti’. Come nell’epopea di Ulisse, esso si trasforma in un simbolo ambivalente, dove ogni onda può rappresentare una promessa o una minaccia. Cavallari esplora questa dualità: volti stanchi ma dignitosi, gesti di solidarietà silenziosa, un’umanità che emerge tra i flutti. Attraverso immagini che evitano la retorica, il fotografo ci mostra la quotidianità sospesa di chi vive il mare come ultima speranza. I volontari delle ONG, i soccorsi, le vite salvate: ogni dettaglio suggerisce domande più profonde. Chi sono questi giovani che sfidano il mare per salvare altre vite? E cosa accade lontano dai clamori mediatici?

Sunrise from the bridge

Il merito di Acquaintance è quello di restituire al Mediterraneo il suo significato più profondo: un luogo di connessioni e conflitti che riguarda tutti noi. Come suggerito dai contributi critici di Valerio Nicolosi e Azzurra Immediato, questo progetto offre uno spaccato scomodo ma necessario, in cui il mare non è solo sfondo, ma protagonista. Ogni immagine cattura una verità complessa: l’acqua, elemento vitale, diventa simbolo di separazione e sopravvivenza. Cavallari invita lo spettatore a guardare oltre il visibile, a confrontarsi con un’umanità che chiede dignità e rispetto, non pietà.

Colibri 2 flies over Humanity 1, second rescue will happen in cooperation with them

In un momento storico in cui il Mediterraneo è spesso ridotto a cronaca, Acquaintance ci spinge a riflettere sul nostro ruolo collettivo, offrendo una visione profonda e universale. Perché il mare nostrum è la nostra storia, e ignorarla non è più un’opzione.

Miguel chats with a boy lying on the deck.
a boy looks out over the sea from the ship

Nella ricerca posta dal Photolux 2024 e dal suo tema ‘Il Bel Paese?’ nasce una duplice domanda posta al fotografo:
Che Italia si scorge da una nave ong? E che Italia scorgono i suoi passeggeri?

Ti rispondo anche in base alle esperienze che mi ha raccontato chi le vive in mare da anni. Le persone che arrivano sulle nostre coste salvate dalle navi ONG sicuramente giungono da situazioni peggiori: noi, pur lamentandoci del nostro presente, viviamo ancora in una democrazia, in un Paese che permette opposizione, scontro e dialogo. Nonostante alcuni dei temi che quotidianamente discutiamo ci appaiano assurdi, viviamo in un contesto democratico, ben differente dalle terre e dai Paesi da cui le persone salvate nel Mediterraneo fuggono, in tutti i modi.  Dall’altro lato, invece, come vedono e percepiscono l’Italia i membri di un equipaggio su una nave ONG? Senza dubbio esiste la tangibile realtà di una Italia che blocca in tutti i modi il loro lavoro, la loro volontà di collaborare, una sorta di barriera scelta come strategia politica, al fine di rendere più complesse e difficili ogni tipo di operazione e attività. Pensiamo ad esempio alle dinamiche di ‘sbarchi selettivi’, di ‘carichi residuali’ o le scelte sui ‘porti sicuri’ e quelli del Nord Italia, che mirano ad aggirare la resa illegale degli aiuti in mare, garantiti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e, però, resi il più possibile difficoltosi.  Sappiamo bene quanto l’immigrazione sia un fenomeno incontrollabile che si riflette spesso solo in ‘soluzioni alternative’ un accanimento ed un vuoto civile che le ONG cercano di colmare, di fronte a trattati e dialoghi tra Stati e Forze dell’Ordine del tutto inefficienti o che spettacolarizzano soltanto una forza mediatica di stampo politico, di cui, peraltro, pian piano stanno emergendo tutti gli aspetti peggiori in questi ultimi anni. C’è infine un altro ordine di riflessione: accade molte volte che chi arriva da migrante e sbarca in Italia sa degli sbarramenti che troverà nel nostro Paese che, invece, è altresì visto come una tappa di passaggio per continuare il proprio disperato flusso migratorio alla ricerca di un futuro migliore in altri Stati europei, dove molte situazioni sono differenti, migliori.

The ship Humanity 1 pulls away with part of the crew on board to the port of Burriana in Spain

Fotografie: © Max Cavallari da ‘Acquaintance’

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