di Luca Sorbo
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Tutti i luoghi hanno un’anima che li caratterizza e che nasce dalla storia e dalle persone che vi hanno vissuto o lavorato. I Musei civici di Torino portano nel loro essere presente la traccia dell’opera del grande studioso Vittorio Viale, che di questa istituzione è stato direttore dal 1930 al 1965. Oltre ai suoi meriti come storico dell’arte è necessario sottolineare la sua attenzione alla fotografia. Già nel 1932 scrisse un articolo in cui affermava la necessità di un archivio fotografico per i beni culturali della città e della regione. La sua attenzione alle potenzialità del linguaggio fotografico fu confermata dopo i tragici bombardamenti della Seconda guerra mondiale, quando fece documentare i danni di guerra non solo per i monumenti ed i musei, ma per l’intera città. Imponente fu anche la documentazione per la mostra sul Barocco piemontese nel 1963, ben settemila immagini, che non si limitarono ai soli oggetti in mostra, ma anche a tutta la pubblicità e agli eventi che si ebbero in città in occasione dell’importante evento espositivo.
Consapevole di questa grande tradizione, Virginia Bertone, conservatore capodella Galleria Civica di Arte Moderna e Contemporanea (GAM) e responsabile direttivo della Biblioteca d’Arte e dell’Archivio Fotografico della Fondazione Musei Torino, mi racconta le caratteristiche di questa struttura essenziale per l’attività non solo della Galleria d’Arte Moderna ma anche per il Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama e il Museo di Arte Orientale (MAO), istituti museali legati anch’essi alla Fondazione Torino Musei. Sono circa quattrocentomila fototipi che vanno dall’Ottocento ai giorni nostri. Vi sono esemplari molto preziosi: impossibile non citare, ad esempio, il famosissimo dagherrotipo realizzato l’8 ottobre 1839 da Enrico Federico Jest e raffigurante la chiesa della Gran Madre di Dio che, ad oggi, è la più antica testimonianza della dagherrotipia in Italia. L’opera fa parte della collezione della GAM, ma rientra nelle competenze dell’Archivio Fotografico della Fondazione.
Tra i materiali rari conservati presso le collezioni museali di cui l’Archivio Fotografico conserva le riproduzioni, è l’album realizzato da Cesare Bernieri, pionieristica documentazione fotografica delle opere di Massimo d’Azeglio del 1867; poi c’è il fondo Vittorio Avondo, pittore e collezionista che conserva immagini dell’Ottocento e dei primi del Novecento; il fondo Vittorio Viale, che conserva tutte le immagini da lui ritrovate nella sua lunga carriera di studioso; il fondo Stefano Bricarelli che copre un ampio arco cronologico che dai primi del Novecento giunge sino agli anni ‘80; il fondo Mario Gabinio, che va da fine Ottocento alla fine degli anni ’30 del Novecento; il fondo Lorenzo Rovere, ricco di riproduzioni di opere d’arte. Una raccolta cospicua, che annovera oltre novantamila fototipi, e che è doveroso menzionare è quella proveniente dalla Fondazione Italiana per la Fotografia, nata nel 1992 e che poi, a seguito di numerose difficoltà, è stata in parte acquistata dalla Regione Piemonte e depositata nell’Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei. Nel fondo vi sono immagini di alcuni tra i maggiori fotografi italiani del Novecento, come Franco Fontana, Mario Giacomelli e tanti altri; preziosissimo è anche il patrimonio librario di circa duemila volumi sulla fotografia, pure presente nella donazione.
L’Archivio Fotografico dei Musei Civici di Torino nato dunque ufficialmente negli anni ’30 del Novecento, cambia la sua denominazione nel 2002, in seguito alla costituzione da parte della Città di Torino della Fondazione Torino Musei; esso è ubicato a via Magenta 31. Il suo cospicuo e variegato patrimonio fotografico viene gestito sotto la responsabilità di Virginia Bertone, coadiuvata dalle valorose Barbara Nepote e Mery Granata.
Un’impresa non semplice in tempi di tagli al personale e ai fondi per i beni culturali. La strategia utilizzata è quella di una conservazione preventiva, con una particolare attenzione alle lastre. Tutto il patrimonio fotografico è conservato in un deposito dove i parametri della temperatura e dell’umidità sono quelli consigliati per queste tipologie di materiali. I fototipi sono, ovviamente, tutti inventariati e in parte catalogati e digitalizzati. L’archivio è continuamente consultato dagli studiosi che hanno sempre bisogno di verificare le loro tesi con il confronto degli originali.
Molte pubblicazioni sono state realizzate utilizzando le immagini conservate, tra cui ricordiamo i cataloghi delle mostre dedicate a Mario Gabinio o e Stefano Bricarelli, a cura Pier Angelo Cavanna, e il volume Vittorio Avondo e la fotografia.
Stefano Musso, responsabile del coordinamento tra la Biblioteca e l’Archivio Fotografico mi racconta, con giustificato orgoglio, del ricchissimo patrimonio librario conservato, che trova spesso riscontro nelle immagini dell’archivio. Il catalogo dei libri è interamente on line ed è consultabile su Librinlinea.
L’Archivio si presenta, quindi, come una delle più interessanti realtà italiane che sicuramente riserverà gradite sorprese, quando saranno studiate in modo approfondito tutte le fotografie conservate.
L’Archivio è consultabile solo su appuntamento.
https://www.fondazionetorinomusei.it/it/servizi-al-pubblico/archivio-fotografico
https://www.fondazionetorinomusei.it/it/servizi-al-pubblico/biblioteca-arte
30 novembre 2021