di Azzurra Immediato
_
Now [he] walks through her sunken dream […] Is there life on Mars?
David Bowie
Il fascino del Pianeta Rosso, Marte, non ha ammaliato solo scienziati ed astronauti, vi fantasticava persino David Bowie e, oggi, il pianeta pare essere il nuovo traguardo cosmico da raggiungere e superare. Cinquanta anni fa l’uomo sbarcava sulla Luna ed il Photolux Festival 2019 indagherà i ‘Mondi/New Worlds’, così come si evince dal fitto programma.
Tra le oltre venti mostre che animeranno Lucca, ve ne sarà una davvero visionaria: Gossan: Mars Mission. Il fotografo o, come preferisce definirsi, l’artista spagnolo Joan Fontcuberta ha realizzato un progetto affascinante e perturbante al contempo, innescando, attraverso i suoi scatti, un processo avvicinabile al concetto di utopia che, a quanto pare, è solo il prologo di un futuro molto vicino.
Dalle sale della Ex Cavallerizza di Lucca, la mostra si proporrà come un viaggio immaginifico, che ha radici profondamente terrene, umane. Andando a ritroso nel tempo, si scoprirà che esiste un luogo nel sud ovest della Spagna, la regione mineraria del Riotinto, che, in maniera surreale, è delineata da un paesaggio e da un’orografia tali da renderla visivamente speculare al quarto pianeta del nostro Sistema Solare, tanto da essere stata scelta dalle agenzie spaziali come locus amoenus per simulazioni e studi interstellari.
La fantascienza, però, tenta di diventare realtà allorquando il fondo di investimento cinese Galaxy Entertainment decide di realizzare, in questa regione, un parco tematico: Gossan:Mars Mission, il primo dedicato alla ludica esplorazione interplanetaria per il pubblico. Idea straordinaria, probabilmente, tanto quanto la scelta di chi si sarebbe occupato della realizzazione di un progetto fotografico di promozione e comunicazione del futuro parco: Joan Fontcuberta.
Ecco, dunque, che dopo questo primo viaggio epifanico e creativo, l’obiettivo di Fontcuberta ha tentato, riuscendovi, di restituire allo sguardo dell’osservatore una dimensione stupente, un percorso concettuale in grado di definire un itinerario estetico inusitato, un altrove in cui l’astante si sentirà attratto dall’alterità dei luoghi e delle atmosfere generate dagli scatti. Il missaggio spaziotemporale, che Fontcuberta modifica, tende verso un’ambizione speculativa e metaforica che, invero, ha a che vedere con i concetti fondanti la sua ricerca.
Il fotografo ed artista iberico porta avanti un’indagine che affonda le proprie radici entro l’alveo di una volontà indagatrice con cui Egli ama porre in discussione la veridicità stessa dell’immagine documentale, sia essa di natura scientifica od artistica – basti pensare alle Serie come Herbarium o Constellacions, (in)credibili esempi di meta fotografia o, per dirla con termini pop, dei lavori “fake” che hanno definito un modus operandi dell’artista come ragionata ontologia di comunicazione. Se è vero che Fontcuberta è in grado di generare immagini ricodificandone l’alpha e l’omega maieutiche, sarà vero che Egli sia in grado di ricreare l’atmosfera di Marte qui sulla Terra.
Osservando le immagini in mostra, per alcuni – lunghi– istanti, ci si sentirà spettatori di inedite fotografie giunte dal Pianeta Rosso, senza aver la necessità di ragionare come in presenza di un set o di altri tecnicismi; ci si stupirà, si cercherà di comprendere cosa quegli astronauti abbiamo potuto provare mettendo piede su Marte. Già, quella che è nota come pareidolia: rispetto ad una forma in cui, del tutto casualmente, si riconosce qualcosa d’altro per suggestione inconscia, qui, in maniera causale, ha tradotto gli scatti di Joan Fontcuberta, originando una (con)fusione tra realtà e finzione.
Le fotografie procedono ed occupano lo spazio mondano, invadendolo in maniera “aliena”, quasi celebrando la Natura come artificio panico in cui lasciar vagare, in maniera ondivaga, la fantasia – come accadrà ai visitatori del parco tematico della Galaxy Entertainment.
Ogni scatto agisce in maniera duale: chi osserva avrà l’impressione di sostare dinanzi ad una narrazione reale, affidando alla verità il ruolo principe ed al carattere fittizio delle foto un valore percettivo veridico solo in un secondo tempo; tutto ciò avviene non per inganno, ovviamente, quanto per il dipanarsi di una trama dai complessi meccanismi intrinseci. Joan Fontcuberta è un maestro nell’arte – attenzione a tale similitudine– della manipolazione fotografica, lasciando affiorare dalle sue mises en scène una distorsione sensibile seppur credibile, plausibile. L’artista agisce sulla determinazione di un punctum che non è più solo quello inteso da Roland Barthes, bensì precedente alla raffigurazione stessa.
“Mi interessa la fotografia della natura come pretesto per analizzare la natura della fotografia”
Così asseriva tempo fa Fontcuberta e Gossan: Mars Mission è l’emblema stesso di tale affermazione, ben oltre progetti precedenti come ‘Frottogrames’ o ‘Googlegram’. Nel progetto realizzato nella regione del Riotinto, la scarnificazione del reale, in ossequio ad un metafisico surrealismo, stratifica ideazione ed interpretazione, conoscenza ed immaginazione. Il confine, labilissimo, su cui la macchina fotografica ha aperto un varco, strabilia e si propone come viatico per una nuova forma di comunicazione e di informazione, al tempo stesso.
Tramite il processo concettuale e fotografico messo in atto dall’autore, l’immagine finale svela una serie inconsueta di sovrapposizioni proprie dell’indagine visiva che riportano, pertanto, anche le relazioni che hanno coinvolto il momento creativo primigenio e la sua plurisignificanza. In armonia semantica, ogni scatto della mostra presentata dal Photolux Festival ha il pregio di restituire quella nuova memoria composta dal fotografo spagnolo, verità disvelata e, al contempo, simulata.
Il “gioco serio dell’arte” si appropria della delineazione di un intero e fantasmagorico apparato effimero che, Fontcuberta, propone come effetto di una comunicazione di massa, conscia di non volersi omologare ad un generalismo inconsistente, sondando persino “altri pianeti”. Per affermare, dunque, un nuovo mo(n)do mediante cui riconoscerci, facendo luce su quel processo che porta all’insondato, al mutamento delle forme, non più rappresentazione, bensì distacco dall’origine, scomparsa e riapparizione, secondo una relazione circolare tra il prima ed il dopo, tra il qui e l’altrove, tra l’altrimenti inenarrabile ed il carattere di verità che appartiene al medium fotografico.
Joan Fontcuberta non necessita di presentazioni, pertanto, il consiglio è quello di scoprire i suoi progetti con lo spirito critico giusto, lasciandosi, tuttavia, affascinare dal loro potere straniante e visionario.
JOAN FONTCUBERTA | GOSSAN: MARS MISSION
Ex-Cavallerizza
Piazzale Giuseppe Verdi, Lucca
PHOTOLUX FESTIVAL | 16 novembre – 8 dicembre 2019
da lun a ven: 15:00 – 19:30
sab e dom: 10:00 – 19 :30
15 novembre 2019