Il SI FEST 2024

A cura di Luca Sorbo

Piazza Borghesi è il ritrovo di vecchi amici, qui 33 anni fa un gruppo di amici ebbero l’idea di organizzare la lettura del portfolio in piazza. Al tempo fu una grande innovazione, poiché solo al SICOF, negli anni Settanta, era stato possibile per gli appassionati mostrare le loro foto ad esperti del settore. Oggi questo tipo di opportunità si è molto diffusa, ma Savignano mantiene il suo fascino ed il suo prestigio. Il Festival è uno degli eventi dove poter comprendere le tendenze e le novità della fotografia in Italia.

Alex Majoli, direttore artistico per il terzo anno consecutivo del SI FEST, il festival di fotografia di Savignano sul Rubicone, esordisce nella visita guidata alle mostre sottolineando che non ama i festival, che, a suo parere, dovrebbero essere aboliti quasi tutti, perché sono troppi e dispersivi. Chiarisce che ha accettato la direzione artistica solo perché gli hanno assicurato che poteva esporre le immagini all’interno delle scuole. Siamo infatti nella Scuola Primaria Dante Alighieri e le mostre sono disposte su una singola parete di ogni aula e sono inserite come se fossero delle materie da studiare. Le luci sono quelle normali delle aule e si integrano e confondono con l’usuale materiale didattico presente all’interno delle scuole. Majoli evidenzia che solo in parte il progetto è riuscito perché non sempre i docenti erano interessati ad integrare il programma scolastico con le tematiche delle mostre. Comunque l’esperimento merita attenzione e molti ragazzi gli anni precedenti sono stati coinvolti in discussioni avvincenti. In questa sede abbiamo la mostra di Andy Rocchelli dal titolo Russian Interiors, quella di Lindokuhle Sobekwa denominata I carry Her photo with Me e quella di H.C. Kwok intitolata For So Many Tears When I Close My Eyes.

Andy Rocchelli_Russian Interiors
Billy H.C. Kwok e 02_Billy H.C. Kwok Billy H.C. Kwok, For So Many Years When I Close My Eyes

Nel corridoio è esposto il lavoro di Maurizio Montagna realizzato in Spagna sul rapporto tra paesaggio e cartelloni pubblicitari denominata Toros: The Making of a Territory. Majoli sottolinea che l’allestimento di una mostra è un momento molto importante anche per l’autore, perché, a volte, solo in quel momento comprende il senso della sua ricerca. Nella palestra era allestita la mostra Chicago di Adam Broomberg & Oliver Chanarin. Un reportage sulla finta città palestinese costruita dagli israeliani per esercitarsi nelle azioni di guerra.

Maurizio Montagna, Tavarnes de la Valdigna, Valencia
Broomberg Chanarin, Untitled (Chicago #2), Chicago, 2006

Le giornate inaugurali del Festival che ha come titolo ATLAS sono state il 13-14-15 settembre.
Alex Majoli è di una sincerità disarmante, racconta le difficoltà di coinvolgere autori di rilievo a causa delle scarse risorse finanziarie a disposizione. Racconta di contrasti con alcuni genitori per un bacio saffico in una foto. Poi, però si entusiasma quando parla del lavoro del suo allievo Adam Rouhana che espone nell’Istituto Camprensivo Giulio Cesare il lavoro Before Freedom. Sono immagini della Palestina, realizzate da un cittadino israeliano di origini arabe. Le definisce “fresche”, diverse da quelle dei reporter professionisti e che danno uno spaccato di quella realtà molto particolare. In questo istituto scolastico sono anche in mostra: Richard Billingham con Ray’s Laugh, Stacy Craniz con The Tear After a Denied Abortion e Roland Schneider con Zwischenzeit.

Adam Rouhana, Untitled from the series Before Freedom © Adam Rouhana

Nella vecchia sede del Consorzio di Bonifica sono in mostra: Aby Warburg con Bilderatlas Mnemosyne, Abdulhamid Kircher con Rotting from Within, Francesco Lunghezzani con San Servolo e Danny Lyon con Conversations with the “Dead”.

Aby Warburg, Bilderatlas Mnemosyne Courtesy The Warburg Institute, London

Molto interessante il lavoro realizzato da Marina Caneve dal titolo Io contemporaneamente ed in mostra alla Vecchia Pescheria. È una riflessione sul territorio di confine di Savignano segnato dal fiume Rubicone. È scritto nella presentazione: “Fluisce, non solo il fiume, fisico e figurato, quanto il paesaggio che unisce la serie di doppi ritratti di adolescenti ispirati all’opera di Piero della Francesca; confluiscono anche i soggetti in un dialogo reciproco. I ritratti interagiscono non solo tra di loro ma anche con paesaggi ritrovati nella geografia del territorio contemporanea, nell’esplorazione della fototeca Pesaresi e nelle architetture della Rubiconia Accademia dei Filopatridi. Il risultato è un’esplorazione in cui confluiscono contemporaneamente definizioni, luoghi e tempi, e il confine, più che un solco sul suolo, si manifesta come superficie porosa di (..) interminati / spazi di là (..).”

Marina Caneve, Io sono contemporaneamente

Al Monte di Pietà erano in mostra: Ariya Karatas con Arjen, Tommaso Palmieri con (BO)yz N The Hood, Massimo Napoli con Omotesand e la mostra dal titolo Io Autoritratto che è il risultato del laboratorio degli studenti dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Marie Curie”.

© Tommaso Palmieri ITALIA Emilia Romagna Bologna 2019 IntoTheBaobab live a XM24

Altra mostra di grande interesse è Archivio Vivo di Silvia Camporesi. L’artista di Forlì è stata invitata a scandagliare il proprio archivio ed a estrapolare immagini indicative del suo percorso.
Scrive Mario Beltrambini: “C’è un gusto nell’archiviare, nel catalogare materiali, nel mettere in deposito immagini bidimensionali, libri, ritagli di giornale, diari.
Archivio vivo nasce come risposta a queste considerazioni. La mostra fa riemergere dall’archivio dell’artista due lavori realizzati a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, allestiti all’interno della chiesa, Indizi terrestri e Ofelia (2003) e Atlas Italiae (2013), ai quali si aggiunge il più recente lavoro, realizzato nel 2023 durante il tragico evento alluvionale che ha colpito la Romagna (Sommersi salvati), disposto negli spazi esterni. I tre lavori testimoniano il percorso dell’artista, concentrata a partire dai suoi esordi su tematiche femminili, comprensive della pratica dell’autoritratto ambientato, abbandonate poi per lasciare spazio a una ricerca specifica sui luoghi dell’Italia, come dimostra il progetto che l’ha coinvolta per due anni, al racconto di edifici e paesi abbandonati sparsi nella penisola.”

Silvia Camporesi, Sommersi salvati

Da sottolineare il rapporto di Savignano con Marco Pesaresi, il fotografo di Rimini, purtroppo scomparso nel 2001. L’archivio di Marco Pesaresi è stato depositato dalla madre Isa Perazzini a Savignano sul Rubicone, nei locali di Palazzo Vendemini, con lo scopo di conservarlo, catalogarlo e valorizzarlo nel tempo. L’archivio conta oltre 55.000 documenti fra negativi, provini a contatto, stampe, diapositive, fotografie.
La ventisettesima edizione del premio dedicata al fotografo riminese è stata vinta da Federico Estol con il progetto Shine Eroes, che, quindi, si è aggiudicato i cinquemila euro in palio. È un premio molto ambito dai fotografi, poiché è una delle poche opportunità di conquistare una visibilità nazionale e di avere mezzi economici per nuovi progetti.

Altri informazioni sono reperibili sul sito www.sifest.it

 

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