di Azzurra Immediato
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“La biografia non è un animale intelligente.
Non è roba seria …
Finché sei in vita almeno, che il più delle volte sei tu a fartela.
Quindi cominciamo col chiamarla autobiografia.
Inizia forse ad avere un minimo senso quando te ne vai, che se proprio se ne sente la necessità, sono altri a occuparsene.
Accada o meno non lo saprai mai.
E questo è il vero vantaggio: non avere notizie di sé …”
Scriveva così, qualche anno fa, Efrem Raimondi, in quel che aveva nominato il proprio “Blog Polemico” ed oggi, all’improvviso, fugace come il movimento di un otturatore, giunge la notizia: Efrem non c’è più. Il suo ultimo scatto, condiviso su Instagram, ritrae, alla riconoscibile maniera di Raimondi, Vasco Rossi. Una foto che lascia scorgere da lontano, che tiene i nostri occhi ad una poetica distanza dalla scena. La fotografia di Efrem Raimondi è da sempre stata definita di ritratto, definizione che però è sempre andata stretta al fotografo il quale, in verità, mai ha amato le ingabbiature, le griglie, né quelle costruite per la composizione fotografica né quelle ideate dalla società e dalla cultura visuale, dei manuali, dei generi, dei tipi. Ad Efrem Raimondi interessava soltanto una cosa: Fare Fotografia. Nel farlo, però, sapeva restituire l’anima dei ritrattati in maniera unica. Chi conosce la storia del ritratto, pittorico, scultoreo e poi fotografico, riconosce negli scatti di Raimondi qualcosa che nulla ha a che fare con l’estetica ufficiale, con il ritratto patinato. Basta osservare la fotografia, condivisa una settimana fa, il cui soggetto è Mario Draghi. Ironia e Poesia si susseguono, come nella vita, in ogni singolo scatto, in ogni ritratto con cui Efrem Raimondi ha costellato la sua carriera.
E forse aveva ragione, il vero vantaggio è non aver notizie di sé, ma lasciare tracce nei solchi del non detto, nelle ombre e nelle luci che i volti e le storie che raccontano, portano con sé.
16 febbraio 2021
