di Luca Sorbo
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“Fin dalla sua nascita, il Festival della Fotografia Etica ha lavorato per amplificare le potenti storie raccontate dai fotografi che da ogni angolo del pianeta si impegnano per dar voce, attraverso immagini importanti, a chi voce non ha. La fotografia è un linguaggio universale, supera le barriere, riesce a parlare e a raggiungere ogni tipo di pubblico. Fin dagli inizi, il festival è stato pensato per arrivare a tutti, perché crediamo fermamente nella promozione il più ampia possibile di questo efficace strumento. Crediamo nei legami e nella comunicazione tra le persone e nel fatto che anche le storie più nascoste abbiano bisogno di essere conosciute.”
Con queste parole Alberto Prina, direttore del Festival, apre il sobrio, ma efficace, catalogo della manifestazione. Un evento che è diventato punto di riferimento per la cultura fotografica italiana. Le mostre si possono visitare il fine settimana a palazzo Barni e per la sezione Single Shot alla Banca Centropadana.
In un momento storico come il nostro, in cui vi è un diffuso pessimismo verso il futuro, Fotografia Etica è un Festival necessario, poiché prova a comprendere il presente fornendo strumenti per confrontarsi in modo consapevole con la complessità degli eventi più drammatici. Il riferimento all’etica della comunicazione è fondamentale in un’epoca in cui l’informazione e la consapevolezza sono spesso superficiali, e dimenticano di avere il dovuto rispetto per le persone e le comunità. Avverto nell’approccio di questa manifestazione il persistere di un’eredità spirituale che discende dalla migliore tradizione dell’illuminismo lombardo.
Ho visitato il Festival nel fine settimana dell’8 e 9 ottobre, durante il quale c’era anche il raduno della fotografia minutera con molti appassionati di questo genere che ripropone la figura del fotografo ambulante e che ha in Gabriele Chiesa uno dei principali esponenti. Queste esperienze di fotografia chimica sono molto attraenti per gli appassionati che possono vivere le atmosfere legate alla pratica fotografica di inizio Novecento.
Il Festival presenta 20 mostre, oltre 100 fotografi da 40 paesi diversi, per oltre 700 immagini esposte.
La mostra del World Press Photo è allestita nella sede di Bipielle Arte e questa sarà l’unica tappa in Lombardia.
Al palazzo della Provincia è allestita la sezione Uno Sguardo sul Mondo, realizzata in collaborazione con Agence-France-Presse, sulla crisi climatica.
Lo spazio No-Profit nel chiostro dell’ex ospedale Gorini è costituito da quattro progetti. Gli autori di tre progetti sono: Filippo Venturi, Maria Clauss e Davidi Torbidi. Un quarto progetto è opera della Cooperativa Sociale ONLUS Nuova Assistenza che ha interpretato alcuni quadri famosi con la collaborazione di persone comuni.
A palazzo Modigliani, lo spazio tematico Le vite degli altri, costituito da quattro lavori che indagano la stretta relazione che si crea tra le persone e il luogo in cui vivono. Gli autori in mostra sono: Laura Morton, che indaga la Silicon Valley; Paul Ratje, che si confronta con le province del Sichuan e del Qinghai, al confine tra Cina e Tibet; Toby Binder, che con un lavoro molto efficace ci mostra i ragazzi che vivono nelle strade di Belfast e Lukas Kreibig, che si confronta con i cambiamenti climatici in Groenlandia e documenta la loro influenza sulla vita degli abitanti nativi Inuit.
Nella sede della Cavallerizza, Gabriele Cecconi presenta Elegia Lodigiana, un progetto nel quale indaga la complessità del territorio. Un riflettere sul territorio intenso ed affascinante.
Vi anche un’ampia sezione OFF, in cui trovate allestite, in bar e locali, ricerche fotografiche non necessariamente legate al tema del festival.
Una sezione di assoluto interesse è il World Report Award-Documenting Humanity. La categoria Master è assegnata a Evgenly Maloletka con il reportage L’assedio di Mariupol. La categoria Spotlight va a Bob Miller con il lavoro Last Generation: Zoey’s Dream in cui i sogni dell’adolescente Zoey Allen si scontrano si scontrano con la crisi delle medie aziende agricole americane. Si aggiudica Spotlight Sarah Pabst con il lavoro Everyone in me is a bird. Una ricerca intima in cui il lutto per la perdita e la gioia per una nuova nascita danno un nuovo senso al quotidiano. La categoria Short Stories è vinta da Alessandro Cinque con il reportage Alpaqueros in cui affronta la crisi climatica indagando la condizione degli allevatori di alpaca in Perù. Menzione speciale nelle Short Stories è attribuita Luisa Lauxen Dõrr con il lavoro Imilla che analizza un gruppo di Skaters boliviane che indossano gli abiti tradizionali per combattere la discriminazione. La categoria Student va a Gerd Waliszewsky con Between the Sirens in cui mostra la difficile vita quotidiana dei giovani ucraini durante la guerra. La sezione Single Shot è assegnata Mohammad Rakibul Hasan con la foto The Blue Fig.
Tutte le info sono disponibili sul sito della manifestazione: www.festivaldellafotografiaetica.it