di Luca Sorbo
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Esterno notte, con la regia di Marco Bellocchio, è un film di grande spessore sociale e artistico. Un film che narra la tragica vicenda del rapimento di Aldo Moro da una molteplicità di punti di vista attraverso scene che alternano situazioni realistiche ricostruite fin nei minimi dettagli con altre in cui il regista interpreta in modo libero e creativo gli eventi realmente accaduti.
Dopo una breve programmazione nelle sale cinematografiche è approdato su RAI 1 in prima serata e subito ha scatenato polemiche e discussioni. Un film importante, che riapre il dibattito su uno degli eventi chiave della storia italiana recente. Presentato a Cannes, a Londra e a New York, il film ha ricevuto numerosi riconoscimenti dalla critica; poi all’International Film Festival di San Paolo, in Brasile, dove ha vinto il Critics award for Best International Film.
Anna Camerlingo, fotografa di scena, operativa a Napoli, ma ormai da anni affermata professionista a livello nazionale, ci ha raccontato della complessa esperienza sul set, della meticolosa ricostruzione della prigione di Moro effettuata dal regista, un ambiente angusto nel quale è stato molto difficile lavorare, ma che ha obbligato tutti, attori e componenti della troupe a immedesimarsi nella storia.
Camerlingo ha spiegato ancora, a riprova dell’attenzione alla ricostruzione storica, che le scene del rapimento di Moro sono state girate in via Fani, esattamente nel luogo dove il rapimento avvenne la mattina del 16 marzo del 1978 e che tutte le scelte sono state effettuate in accordo con i fatti reali così come furono accertati dalle indagini. In occasione delle riprese dell’attentato, Marco Bellocchio ha chiesto a Camerlingo di inserirsi nella scena tra i reporter, camuffando le macchine moderne, e di scattare le fotografie dall’interno del set. Ecco che le immagini dell’arrivo della moglie di Moro, interpretata da Margherita Buy, sono state scattate da questa posizione privilegiata.
Camerlingo afferma che si tratta di un film potente, duro e visionario, e che da un regista dello spessore culturale di Bellocchio certo non era lecito attendersi un documentario di sole ipotesi e politicamente neutrale.
Le sue immagini sono intense, sempre rispettose delle scelte del regista e di tutti i membri della troupe; sono in grado di farci immergere nella complessa lavorazione del film, che è durata quattro mesi. Camerlingo è sempre attenta agli attori e ne studia il carattere per trovare il giusto approccio: i ritratti testimoniano di questa sua abilità.
Molte immagini hanno il sapore delle vere fotografie di cronaca, potrebbero essere scambiate per fotografie d’epoca. La sapienza e la naturale eleganza degli scatti rivelano una essenzialità e una crudezza indispensabili per il racconto delle situazioni trattate.
I ritratti del presidente Moro, interpretato da Fabrizio Gifuni, all’interno del covo, ci fanno rivivere gli angosciosi momenti delle polaroid inviate dalle BR insieme ai comunicati.
La fotografia di scena ha un ruolo molto particolare nella lavorazione di un film, in quanto, pur non contribuendo alla realizzazione del prodotto finale, è uno strumento utile sia per il regista durante il girato sia poi alla produzione per pubblicizzare l’uscita nelle sale. Le fotografie di scena hanno il compito di far conoscere il prodotto cinematografico anche molto tempo prima della presentazione ufficiale e quindi è fondamentale che rispecchino le scelte del regista e del direttore delle luci. Il talento di un grande fotografo di scena sta nel riuscire a far emergere un proprio stile e una propria qualità visiva, pur restando al servizio della realizzazione del lungometraggio e rispettando le scelte creative della regia e del disegno luci. Le immagini di Camerlingo riescono pienamente in questo, facendoci respirare le atmosfere del film, lasciando emergere il suo sguardo attento, sapiente ed elegante.
Camerlingo ha al suo attivo ormai numerose collaborazioni, sia nel mondo del teatro sia in quello del cinema. Ricordiamo in questa sede solo le collaborazione con Massimo Ranieri e Gigi Proietti e le sue straordinarie immagini della prima serie televisiva del Commissario Ricciardi.
Ci auguriamo che queste immagini possano diventare una mostra e un libro e che possano circolare a livello internazionale, perché sono un documento fondamentale sulla lavorazione di questo film e anche la conferma del talento visivo di Camerlingo.