di Daniela Mericio
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Gusto del paradosso, senso dell’ironia, capacità di cogliere le situazioni involontariamente ridicole della vita quotidiana: l’inimitabile umorismo inglese, che invita al sorriso con un leggero distacco, quasi che l’assurdo fosse parte della normalità.
Il fotografo inglese David McEnery (1936-2002) ha interpretato a meraviglia questo spirito, con una grazia tutta particolare: le sue fotografie sono capolavori di ironia, spesso di comicità. Delle piccole gag per immagini. “Il fotografo più divertente al mondo” lo definì John Saunders, editore della rivista Photography.
Ho da poco visitato, con immenso piacere, la mostra Creature tenutasi presso Officine Fotografiche a Roma e ne sono uscita con un sorriso da orecchio a orecchio. Una retrospettiva con immagini in bianco e nero e a colori, che catapultano lo spettatore in una dimensione fatta di leggerezza e buonumore. Non solo: si vive un salto temporale dal punto di vista tecnico. Le immagini risalgono agli anni ‘70, ’80 e primi ’90, quando la fotografia era analogica e il fotografo era considerato un po’ alchimista, un po’ artista. McEnery era un artista dello scatto: un purista, che non ha mai utilizzato il flash ma ha sempre lavorato in luce naturale, aspettando, se necessario, la luce ideale per ore, a volte per giorni. Lo racconta la moglie Pat, compagna di vita e di lavoro, spesso inserita nelle immagini. Lo dimostrano i suoi scatti ineccepibili, con la luce che accarezza forme e volumi. Peraltro McEnery non ha mai utilizzato trucchi o manipolazioni in camera oscura.
Era invece un artista della messa in scena. Non attendeva di incontrare una situazione intrigante, ma la creava da sé: la immaginava, faceva dei disegni, costruiva modellini e poi procedeva con le riprese. Sul set si avvicendavano gli attori, persone e animali. Si può immaginare come nel caso di gatti, cani, rane e maialini, immortalati con occhiali, eccentrici cappellini o in posizioni improbabili, fotografare diventasse una vera e propria avventura. Tuttavia le sue immagini sembrano reali, naturali. Specie quelle scattate all’aperto, in situazioni buffe, con personaggi bizzarri: una bambina e il suo cane, in riva al mare, condividono un enorme salvagente (Ring of confidence, 1990); un padre si riposa nel box, al posto del figlioletto che gioca sull’erba (Freedom, 1986); un compassato professionista in bombetta con calzini spaiati legge un libro per migliorare la memoria (Memory, 1974); un uomo e una donna trasportano un’interminabile baguette sotto la pioggia, con l’ausilio di due ombrelli (la pioggia è artificiale, la donna è la moglie Pat).
Non manca il culturista, con pulcino sul bicipite (Someone say chicken, 1989) o mentre lavora a maglia (Knit wit, 1987). Sebbene possiedano una data, sono scatti atemporali. “David aveva uno spirito bambino, il suo umorismo era gentile e universale” ha detto la moglie in un’intervista. “Voleva mostrare il lato divertente di tutti noi. Amava la gente e nel suo lavoro si vede”. Le sue fotografie sono state pubblicate su Life, Stern, Paris Match. Nel 1970 ha vinto il titolo “Humorous photographer of the Year” con uno scatto divenuto celebre: un gattino, una bimba e la sua mamma, ognuno allungato comodamente su una sdraio adatta alle proprie dimensioni.
Molte fotografie, specie quelle che ritraggono animali, gatti in particolare, sono state utilizzate per poster e calendari. Il fotografo inglese gioca con i sui adorati animali, con profonda empatia. Li ritrae in atteggiamenti quasi umani, i gatti teneri o fascinosi, con il muso nascosto da grandi occhiali; i cani pigri e un po’ malinconici, come il segugio dalle lunghe orecchie sdraiato tra una montagna di pneumatici (Dog tired, ossia cane stanco – “tyre” in inglese significa pneumatico, ed ecco il gioco di parole). I maiali sono colti in pose irresistibili, le rane sono acrobati o attendono, con corona o davanti allo specchio, un’ipotetica trasformazione in principe. Una grande favola e un grande gioco, sempre condotto con raffinatezza. Gli scatti più belli con animali protagonisti sono raccolti in un nuovo libro, intitolato come la mostra: Creature (2018). Una forte inclinazione animalista si accompagna al modo di guardare la vita del fotografo inglese: sarcastico ma tenero, pungente ma amorevole, inimitabile.
Gli scatti fotografici autografi esposti a Roma provengono dall’Archivio Mantovani Galerie (www.mantovani-galerie.com) di Saint Maden (Francia) e la mostra è nata in collaborazione con l’Associazione Culturale Ponti x l’Arte (www.pontixlarte.eu) di Milano. La prossima retrospettiva dedicata a David McEnery sarà ospitata dal DAV. Dipartimento Arti Visive di Soresina (CR), dal 6 dicembre 2019 al 5 Gennaio 2020.
6 marzo 2019
Ironico, stravagante, surreale. Le foto di McEnery sono impareggiabili. Quelle con i gatti sono un classico. Bell’articolo. Invoglia ad andarlo a vedere.