di Azzurra Immediato
_
“L’edizione 2020 sarà incentrata sul Futuro e su come l’essere umano,
la scienza e la tecnologia interagiscono nella sua creazione.”
Così recitava il concept del Cortona On The Move qualche mese fa, in attesa che l’estate portasse con sé la decima edizione del festival toscano dedicata alla fotografia di viaggio. Poi, di colpo, tutto è cambiato: il mondo non era più in movimento, ma ossimoricamente immobile in una corsa contro il tempo e contro un nemico invisibile, il Covid-19. Un avvenimento che in poche settimane ha travolto l’intero globo, spazzando via quelle poche certezze di cui gli Anni Duemila si sono resi protagonisti.
“Stiamo vivendo la storia” afferma il fotografo Francesco Faraci; già. E come la racconteremo questa Storia a chi verrà dopo di noi? Tutto quello che conosciamo del passato che ci ha preceduti lo abbiamo appreso: dai libri di storia, dai libri di arte e letteratura – giacché la Storia dell’Arte coincide con la Storia dell’umanità – e dallo sguardo di chi, nel passato, ha vissuto e, attraverso parole ed immagini ha potuto restituirci un “archivio della memoria”, familiare o collettivo: una lettera, un oggetto, una fotografia.
Molti hanno paragonato l’avvento del Coronavirus a una guerra mondiale; naturalmente, la ragione ci dice che non è affatto così, che l’inferno lo hanno visto solo alcuni; chi viveva in territori di guerra o d’altri terribili inferni ha acuito la propria sofferenza, tanti tra noi, invece, durante la pandemia hanno imparato ad usare le piattaforme per i web meeting. Nel mezzo, in quel profondo abisso spalancatosi tra quelli che hanno continuato a vivere nell’incubo dell’esistenza e coloro che hanno vissuto il tutto come una pausa, milioni d’altri hanno sentito la terra crollare sotto i propri piedi, hanno visto franare le proprie vite, la propria quotidianità, intesa come appiglio del proprio essere, della propria “normalità”. Hanno constatato che ciò che credevano ovvio, noto, d’improvviso assumeva un carattere di estrema e incontrollabile fragilità.
La paura di un nemico invisibile ha bloccato un flusso vitale già tristemente segnato da un elevato numero di decessi. Eppure, mentre come per un incantesimo decisamente andato male, gran parte del pianeta giaceva in quarantena, mentre la crisi economica minava l’intero sistema su cui, da due secoli, abbiamo fondato il nostro modus vivendi, ecco che l’Arte ha risposto come sempre fa chi, nei momenti chiassosi e di festa è messo in un angolo, per trovar voce quando, invece, il resto è caos. L’arte ha trovato un suo mo(n)do parallelo, di cui si trova a sperimentare i limiti ma anche le novità e si trova faccia a faccia con l’eterna amica/nemica: la fotografia.
Il presente, in futuro, lo racconteremo attraverso un passato immortalato e cristallizzato in una foto. In uno spazio bidimensionale, dalla misura precisa, condenseremo tutto ciò che ognuno di noi ha provato in questi lunghi mesi in uno scatto, metafora visiva di quello che, forse, non avremmo saputo dire o leggere meglio. Le parole arriveranno dopo, giacché ogni giorno della quarantena erano troppe o troppo poche, come impazzite. Le immagini fotografiche no. One shot, One life.
E sarà come mostrare gli album di famiglia, come fare una ricerca in un archivio storico o sarà guardare la realtà dalla propria realtà, vivere la percezione dello spazio fotografato all’interno del proprio spazio, fisico o interiore. Perché sì, arriverà il momento in cui il Covid-19 sarà “solo” un brutto ricordo, qualcosa da raccontare e avremo bisogno certamente di mostrarlo, non perché ci avrà resi migliori, uniti – bandirei la retorica sterile – ma perché avrà segnato la fine di qualcosa per cui non eravamo pronti, a cui non eravamo in grado di reagire e che, solo guardando in uno scatto, forse ci insegnerà gli errori madornali compiuti.
Quando potremo dire di esserne fuori? Di essere al sicuro? La scienza ci dice che contro un’epidemia virologica il corpo umano abbisogna di un vaccino; la ricerca se ne sta occupando, con le note difficoltà che la stampa riporta. Ed è adesso che sentiamo la necessità di guardare ciò che accade, forse per capire meglio, forse perché dalle immagini cerchiamo una risposta che il cosiddetto “sistema” non ci ha fornito e, allora, ci fidiamo dei nostri sensi, allertati negli interminabili giorni di lockdown; e perché forse, oltre ad un vaccino che possa salvarci, crediamo che anche la bellezza possa farlo.
Se sia possibile salvarsi anche attraverso una fotografia è difficile dirlo ma non v’è dubbio alcuno che il Cortona On The Move abbia deciso di salvare le fotografie sino a che non sarà trovato un vaccino contro il Coronavirus. È così che è nato The Covid-19 Visual Project. A time of distance, il progetto sorto all’indomani dell’emergenza sanitaria e che, insieme con Intesa San Paolo ed altri partner, si pone l’obiettivo di raccontare per immagini questo nostro tempo. La volontà è quella di creare un archivio online, un memoriale per restituire il significato più profondo, le valenze socio antropologiche di quanto sta accadendo, così come asserito da Antonio Carloni, direttore del Cortona On The Move, e da Arianna Rinaldo, direttrice artistica del festival.
Ecco, dunque, un nuovo big bang, la nascita di una piattaforma online che si delinea come costruzione di memoria per i posteri e luogo di riflessione contemporanea. Un mondo nuovo che si profila secondo linee guida precipue. Un racconto per immagini definito da “capitoli”, come fosse un libro di questa drammatica storia.
7 – Una nuova normalità
Ognuno di questi “capitoli” contiene dei “paragrafi”, ovvero degli assegnati, per un totale di 20 progetti d’autore italiani ed internazionali, così da poter osservare e mostrare il mutamento da ogni latitudine e, soprattutto, da poter mostrare come, in molte aree del mondo, il Covid-19 abbia ridefinito le condizioni di vita in maniera assolutamente inusitata.
Oltre a questa struttura, presentata ufficialmente sul sito lunedì 11 maggio e che si propone come concept in progress – ovvero un archivio perpetuo in cui depositare testimonianze, dall’inizio dell’emergenza sanitaria sino a quelle che sono e saranno le conseguenze a lungo termine – molto presto, in collaborazione con Lens Culture, sarà lanciata una Call che, a partire dal 18 maggio, si propone di raggiungere quanti più luoghi del mondo, grazie all’immensa comunità online. Per questa partnership, The Covid-19 Visual Project selezionerà e ospiterà a rotazione progetti indipendenti di visual narrative per ampliare ancora di più lo sguardo aperto da questa modalità di archiviazione e condivisione.
È in questa visione che la necessità narrativa, l’urgenza di raccontare ma anche di costruire memoria daranno luogo, sulla piattaforma, a due sezioni: social network, ove saranno raccolte le immagini più iconiche tratte da Instagram e la sezione media, dedicata ai servizi più importanti delle testate internazionali; entrambe saranno in continuo aggiornamento, al fine di costruire un itinerario estetico e narrativo imperituro.
Infine, a latere, una particolare attenzione sarà dedicata alla Fotografia Emergente – con un bando nato in collaborazione tra il Cortona On The Move e la città di Reggio Emilia – che avrebbe dovuto essere uno dei perni della decima edizione del Cortona festival 2020; inoltre è nato anche un progetto in collaborazione con la Regione Toscana che pone il focus sull’impatto della crisi nel mondo della cultura, attraverso una documentazione dei musei, rimasti sorprendentemente e surrealisticamente vuoti in questi mesi.
Dall’assordante silenzio che il lockdown ha generato, The Covid-19 Visual Project. A Time of Distance, si propone come risposta certamente ambiziosa ma in grado di ricostruire le tappe di un presente che ci appare ancora nebuloso e che avremo necessità di definire, in futuro, per comprenderlo lucidamente, per comprendere anche quel che abbiamo provato. Ed è così che il desiderio espresso dalla direzione del Cortona On The Move si dirama e giunge alla speranza che tutti o molti dei fotografi impegnati, nel mondo, in questi mesi, vogliano depositare nell’archivio i propri lavori, al fine di originare una epitome unica, un compendio che possa cristallizzare nel processo mnemonico collettivo questo nostro tempo e fungere da “vaccino” culturale, immaginifico, tangibile e visuale.
15 maggio 2020