di Beatrice Bruni
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Everyone carries a room about inside them.
(Franz Kafka)
Alec Soth, fotografo americano tra i più acclamati e talentuosi, ha abituato il pubblico alla narrazione di una sua visione dell’America, che non è quella delle grandi metropoli o quella che vediamo mediata da cinema e televisione, ma è una realtà diversa, rappresentata da esseri umani qualsiasi, che ispirano l’autore a creare lirici racconti sociali, umani, epici. Soth lavora con il grande formato e ama produrre libri fotografici. In realtà Soth adora possedere, studiare, collezionare libri fotografici, e ne ha dato un piccolo ma gustosissimo saggio recentemente, durante il lockdown, in una stimolante diretta che potete rivedere qui, MACK LIVE: https://youtu.be/7TRO_k7rreg
Dopo la produzione di libri entrati per sempre nell’immaginario visivo, come Sleeping by the Mississipi, Niagara, Songbook, e una raccolta di questi lavori intitolata Gathered Leaves, l’autore, praticando la meditazione, è colto da un qualcosa di analogo ad una illuminazione mistica, e decide di prendersi un periodo di pausa dalla frenesia del lavoro; per oltre un anno smette di viaggiare e produrre immagini, rimane a casa, in una sorta di ripensamento del proprio processo creativo. Un atto davvero potente quando si è all’apice del successo.
Quando Soth torna alla fotografia vuole spogliare il mezzo fino a raggiungere i suoi elementi primari. Piuttosto che andare in cerca di una narrativa epica dell’America, desidera passare il tempo a guardare le persone, che sempre lo hanno magneticamente attratto, dando un’occhiata alla loro vita interiore. Sceglie dunque di sospendere la parte predatoria dell’azione del fotografare, per sentirsi più libero, più leggero e più a suo agio e consentire ai soggetti di essere pienamente se stessi.
Ecco perchè nel libro che ne scaturisce, “I Know How Furiously Your Heart is Beating”, edito da MACK, i soggetti sono ripresi in interno, nei luoghi che essi vivono quotidianamente, per tentare di accedere alle loro vite, anche attraverso gli oggetti, le mura, le finestre, le pose di ogni giorno. Il titolo del libro prende il nome dal verso del poeta Wallace Stevens contenuto in “The Gray Room”, e sottolinea questa esplorazione sull’intimità: ogni fotografia è un piccolo incontro in stanze private alla ricerca di altri “cuori pulsanti”. Nascono immagini di grande profondità, liriche, e impregnate di pura tenerezza e palpitante umanità. Con sapienza e sensibilità rare l’autore ci fa percepire di aver condiviso la propria solitudine con quella dei soggetti ritratti, in un’unione di cuori che battono, appunto, furiosamente ed insieme.
Abbiamo rivolto tre domande ad Alec Soth. È stato un piacere immenso.
Ho apprezzato molto il fatto che ti sia preso una pausa dalla fotografia. Penso sia stata una decisione molto coraggiosa, in questo mondo frenetico e ambizioso. Puoi spiegarci le ragioni, le motivazioni intime che stanno alla base di questa scelta? È stato un atto rivoluzionario?
Quel periodo mi sembra oggi quasi un sogno… un bellissimo sogno. Ho vissuto una sorta di risveglio spirituale che mi ha messo profondamente in contatto con il mondo intorno a me. Non ho più sentito la necessità di quel sentimento di gratificazione dell’ego che viene dalla produzione artistica. Non è stato coraggioso o rivoluzionario – solo onesto e sano. Ho lavorato, ma per me stesso. A un certo punto però ho sentito nuovamente il desiderio di comunicare con l’esterno, e il mio ego si è risvegliato.
Sono molto interessata ai social media. In particolare, apprezzo l’uso peculiare che fai di Instagram dove fai dialogare poesia, immagini, suoni, sociologia, storia, ma anche gli aspetti più crudi della realtà come le notizie relative a quello che sta succedendo a Minneapolis, la morte di George Floyd e tutto ciò che ne sta conseguendo. Qual è la tua idea di Instagram e perché lo utilizzi in questo modo così particolare? Perché hai ricominciato ad utilizzare anche le newsletter?
Sinceramente, il mio entusiasmo per Instagram è oggi al suo livello più basso. Nel passato l’ho utilizzato come una sorta di diario pubblico; era per me uno spazio per sperimentare. Ma mi sembra sia diventato un banchetto di stuzzichini fast food. Non mi sono mai sentito veramente nutrito. Per questo ho iniziato a lavorare con la newsletter. Cercavo un modo per entrare un poco più in profondità, per cucinarmi un pasto semplice e sano.
Parlando del tuo ultimo libro, “I know how furiously your heart is beating”, che significato hanno il titolo e le immagini? Puoi raccontarci pensieri e sentimenti legati a questo nuovo lavoro?
Per me, la fotografia è uno strumento che mi permette di investigare lo spazio e l’energia che scorre tra me stesso e il mondo. Il momento più intenso e significativo di questa ricerca è quello nel quale fotografo un’altra persona. C’è così tanto che non so di quella persona; non posso conoscere tutto della sua storia e dei suoi sogni. Tuttavia, se sto in ascolto, riesco a percepire la sua umanità. Può sembrare una smielata ambizione artistica, ma è davvero quello che cerco.
Ig: https://www.instagram.com/
Sito web: alecsoth.com/photography
9 luglio 2020