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Antonio Biasiucci | Molti
23 Maggio 2019
Un grande lavoro sulla condizione del migrante e sulla memoria, sull’identità individuale e sulla catalogazione dell’essere umano. Fulcro della mostra è “The Dream,” grande politico composto da immagini di volti, mani e piedi di rifugiati fotografati nel campo di Souda, nell’isola greca di Chios, nel 2016.
In primo piano il rapporto tra Biasiucci e i rifugiati, soprattutto la collaborazione con il rifugiato curdo Rouaf: dapprima guida attraverso il campo durante il reportage, poi divenuto egli stesso fotografo nel momento in cui Biasiucci ha avuto difficoltà a proseguire il lavoro. Racconta Biasiucci: “Per tre giorni nella stanza del mio albergo gli ho insegnato a fare le mie fotografie, in manuale, poiché impossibile farle in automatico con quelle luci”. L’operazione ha dato vita a un’opera nell’opera: i ritratti di Rouaf, nelle parole di Biasiucci, “avevano le mie luci, i miei tagli ma erano fatte da lui: rifugiato che fotografava altri rifugiati. Lo si avvertiva.”
Il polittico esposto nella mostra di Belgrave Square dialoga con un altro lavoro sulla memoria: “Codex” restituisce la visione di Biasiucci sull’ Archivio storico del Banco di Napoli, luogo della memoria e della sua trasmissione, sintesi tra la dimensione intima delle singole identità presenti nei documenti archiviati e lo spazio collettivo della storia. Numeri e codici che rimandano al conteggio e alla perdita di identità individuali smarrite nel processo di migrazione.