di Enrico Stefanelli

La mostra del World Press Photo a Lucca si è appena conclusa lasciando un segno profondo, non solo per l’alto numero di visitatori, ma per la qualità dell’attenzione e della partecipazione dimostrata dal pubblico. Un’esposizione capace di coinvolgere comunità diverse – cittadini, appassionati di fotografia, studenti e insegnanti – confermando come il fotogiornalismo, quando è accompagnato da un progetto culturale solido, possa trasformarsi in uno spazio condiviso di riflessione sul presente.
Una storia lunga 70 anni
World Press Photo / Photolux / Lucca
1955 – 2025
70 anni del World Press Photo, uno dei concorsi di foto-giornalismo più importanti e riconosciuti a livello internazionale.
2005 – 2025
20 anni di World Press Photo a Lucca: la mostra viene organizzata continuativamente da Photolux, rafforzando nel tempo il legame tra il concorso internazionale e il territorio.
Photolux
È l’associazione che da più tempo porta il World Press Photo in Italia, svolgendo un ruolo centrale nella diffusione e nella comprensione del foto-giornalismo contemporaneo nel Paese.
Lucca
È la seconda città italiana, dopo Roma, per continuità temporale nell’ospitare la mostra, confermandosi come uno dei punti di riferimento nazionali per questo appuntamento.

Credit: © John Moore, Getty Images
Caption: Chinese migrants warm themselves during a cold rain after crossing the US–Mexico border. Campo, California, 7 March 2024
Story: Unauthorized immigration from China to the US has increased dramatically in recent years due to a host of factors, including China’s struggling economy and financial losses after strict zero-COVID policies. Moreover, people are being influenced by video tutorials on how to get across the border, shown on Chinese social media platforms. This image, both otherworldly and intimate, depicts the complex realities of migration at the border, which is often flattened and politicized in public discourse in the United States.
Fin dalle prime settimane di apertura, l’affluenza è stata costante e trasversale, segno di un interesse autentico verso le tematiche affrontate dal World Press Photo e verso un linguaggio visivo in grado di rendere visibili le grandi questioni contemporanee. Un successo che non si misura soltanto nei numeri, ma nella capacità della mostra di generare dialogo, domande e confronto.

Credit: © Musuk Nolte, Panos Pictures, Bertha Foundation
Caption: A young man brings food to his mother who lives in the village of Manacapuru. The village was once accessible by boat, but because of the drought, he must walk 2 kilometers along the dry riverbed of the Solimões River to reach her. Amazonas, Brazil, 5 October 2024
Story: The Amazon River is experiencing record low-water levels due to severe drought intensified by climate change. This ecological crisis threatens biodiversity, disrupts ecosystems, and impacts local communities reliant on rivers for survival. As droughts intensify, many settlers face the difficult choice of abandoning their land and livelihoods for urban areas, changing the social fabric of this region permanently. This project makes the effects of climate change, which can so often be abstract or difficult to represent, appear as a tangible and concrete reality shaping the futures of vulnerable communities closely connected with the natural world.
Particolarmente significativa è stata la risposta delle scuole di ogni ordine e grado, che hanno aderito con entusiasmo alle visite guidate. Questi percorsi si sono rivelati uno strumento fondamentale di mediazione culturale, permettendo a studentesse e studenti di avvicinarsi a temi complessi – conflitti, diritti umani, crisi ambientali, migrazioni – attraverso immagini capaci di rendere concreto ciò che spesso resta astratto. La fotografia si è così confermata un linguaggio educativo potente, in grado di stimolare senso critico e consapevolezza.


Credit: © Marijn Fidder
Caption: Bodybuilder Tamale Safalu trains in front of his home. Kampala, Uganda, 25 January 2024.
Story: Despite losing his leg after a terrible motorcycle accident in 2020, Tamale Safalu remained committed to competitive bodybuilding, becoming the first disabled athlete in Uganda to compete against able-bodied athletes. His strength and determination in the face of adversity challenges stereotypes and serves as an inspiration to people from all walks of life. “By competing as a bodybuilder on stage, I want to encourage other people with disabilities to recognize their own talents and never put their heads down,” says Tamale.
Grande apprezzamento è stato riscontrato anche per le visite guidate del fine settimana, condotte da Enrico Stefanelli, Direttore Artistico del Photolux Festival, e Lorenzo Lombardi, giornalista e reporter, analista di media e fonti aperte, che hanno registrato una partecipazione attenta e partecipe. Non semplici accompagnamenti alla mostra, ma momenti di approfondimento in cui il pubblico ha potuto entrare nel contesto delle immagini, comprenderne la costruzione visiva e interrogarsi sul ruolo e sulle responsabilità del foto-giornalismo contemporaneo.

All’interno del percorso espositivo si sono inseriti inoltre due incontri pubblici, di cui uno a sorpresa, che hanno visto protagonista Cinzia Canneri. La fotografa ha guidato il pubblico all’interno del suo progetto Il corpo delle donne come campi di battaglia, offrendo un racconto intenso e ricco di dettagli. Un’occasione preziosa per comprendere la genesi del lavoro e la complessità etica ed emotiva che accompagna la rappresentazione della violenza e della resistenza dei corpi femminili nei contesti di conflitto. Incontri che hanno trasformato la mostra in uno spazio vivo, capace di accogliere testimonianze dirette e di ampliare il significato delle immagini esposte.

Credit: © Cinzia Canneri, Association Camille Lepage
Caption: Despite experiencing trauma, the girls find strength and support in their shared experiences, fostering resilience, self-confidence, and collective strength. Um Rakuba Refugee camp, Gedaref, Sudan, 4 June 2021.
Story: In 2017, Cinzia Canneri began documenting the experiences of Eritrean women fleeing Eritrea’s repressive government. Since the outbreak of war in the Tigray region of Northern Ethiopia in 2020, her scope has expanded to include the stories of Tigrayan women fleeing from armed invasion. Both groups have been the targets of systematic sexual violence – rape, shooting, torture – that, due to social stigma, limited health facilities, and journalistic access, remains insufficiently reported by news media. By amplifying the stories and voices of the survivors, this project reimagines the idea of resilience as a complex collaborative challenge against pain, trauma, and loss.
Tra le opere che hanno maggiormente colpito il pubblico, un’attenzione particolare merita la fotografia di Nanna Heitmann, capace di imporsi non solo per la forza del contenuto, ma per la straordinaria qualità formale dell’immagine. Qui il foto-giornalismo supera la dimensione puramente informativa e si colloca in un territorio di tensione tra documento, costruzione visiva e memoria iconografica.
L’uso della luce, drammatica e direzionale, scolpisce i corpi e lo spazio, richiamando con forza la grande tradizione pittorica, in particolare il Caravaggio de La deposizione di Cristo, così come l’iconografia della celebre fotografia della morte di Che Guevara. Questi riferimenti non agiscono come semplici suggestioni estetiche, ma attivano una memoria visiva collettiva che amplifica il significato dell’immagine.
La fotografia di Heitmann costringe lo spettatore a una visione lenta, quasi contemplativa, in cui la bellezza formale non attenua la durezza del tema, ma ne accresce l’impatto emotivo e simbolico. In questo dialogo tra fotografia, pittura e storia delle immagini, il lavoro dimostra come il foto-giornalismo contemporaneo possa ancora produrre immagini capaci di restare, interrogare e resistere al consumo rapido dello sguardo.

Credit: © Nanna Heitmann, Magnum Photos, for The New York Times
Caption: A Ukrainian man from the Luhansk region – conscripted to fight for Russian-backed separatist forces, which then merged with the Russian army – lies injured in a field hospital set up in an underground winery near Bakhmut. His left leg and arm were later amputated. Donbas, Ukraine, 22 January 2024.
Story: The man was conscripted to fight for the Russian-backed, separatist “republic” of Luhansk in eastern Ukraine on 22 February 2022, two days before the full-scale Russian invasion of the country. He was one among thousands of men similarly mobilized. Later, Russia unilaterally annexed the territory, and the militia that conscripted him was integrated into a unit of the Russian army. Russia has occupied vast swathes of eastern Ukraine, and the city of Bakhmut has seen some of the bloodiest battles of the war.
Il successo del World Press Photo a Lucca si misura dunque nella relazione viva instaurata tra le immagini e la città, tra il racconto del mondo e una comunità pronta ad accoglierlo. Un risultato reso possibile anche grazie al sostegno costante dello storico main partner, la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, che da sempre appoggia con convinzione il lavoro di Photolux e ne condivide la visione culturale, permettendo la realizzazione di progetti espositivi di respiro internazionale, di Pictet e dell’Amministrazione comunale lucchese.

Credit: © Prins de Vos, Queer Gallery
Caption: Mika (21) has been waiting for 22 months for a first consultation at a gender clinic. Meanwhile, he has personally covered the costs of top surgery and hormone treatment. Rotterdam, The Netherlands, 2 February 2024.
Story: Prolonged waits for first appointments for gender-affirmation (supporting a person in being able to live as the gender they identify with) are a reality both in the Netherlands and globally. The toll on non-binary and trans people’s wellbeing can be profound, causing frustration, isolation, and despair.
The photographer aims to highlight these issues, foster a greater understanding of the impact waiting has on people’s lives, and to encourage a more inclusive and compassionate approach to gender-affirming care.