di Paolo Mazzanti
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Una mostra tutta americana, 120 artisti internazionali che interpretano l’appartenenza alla super potenza mettendo in luce fede e contraddizioni.
Il titolo della mostra prende il nome da una rosa solida e duratura come il paese a cui appartiene.
American beauty, una rosa rossa meravigliosa che dalla Francia fu esportata negli Stati Uniti e divenne la più diffusa del continente. I petali rimangono floridi a lungo mentre il gambo marcisce rapidamente.
La metafora si presta a rappresentare un ritratto degli Stati Uniti, la potenza globale al cui interno esistono contraddizioni.
Il tema principale della mostra e filo conduttore è dato dalla bandiera a stelle e strisce degli Stati Uniti che viene usata come elemento iconico, sia come esaltazione che come denuncia, trasfigurando in positivo o in negativo il ritratto di una nazione. Si raccontano per immagini alcune vicende chiave della storia statunitense degli ultimi cento anni attraverso gli occhi di artisti.
Un simbolo anzi direi il simbolo iconico dell’essere americani. Una fede del popolo statunitense che pervade tutte le interpretazioni di pensiero e artistiche.
Da Jasper Johns ad Andy Warhol, da Iwo Jima a Nansky.
Con le immagini percorriamo alcune delle tappe fondamentali della storia statunitense, da Iwo Jima a Martin Luther King, l’11 Settembre, lo sbarco sulla luna, il Vietnam e la Silicon Valley.
In mostra troviamo rappresentanti della street photography come Henri Cartier-Bresson e Vivian Maier, i ritratti di Diane Arbus e per la sezione colore Steve McCurry, Annie Leibovitz e Vanessa Beecroft. Per la Pop Art abbiamo Rosenquist, Indiana e Wharol. Obey (pseudonimo di Shepard Fairey) noto per la fortunata campagna elettorale di Obama ci presenta due opere che raccontano il dibattito sulla difficile convivenza tra la leadership bianca e le minoranze etniche e religiose.
La bella sede ospita una selezione di 120 artisti internazionali, prevalentemente fotografi ed esponenti della Pop Art il tutto diviso in cinque sale principali e cinque tematiche, ben illustrate dal curatore Daniel Buso.
1 Patriottismo
Il senso di appartenenza di questo popolo al proprio paese è spesso sorprendente. La devozione per la bandiera e per l’inno nazionale è proverbiale.
I fotografi Margaret Bourke-White, Elliott Erwitt, Jill Freedman, Vivian Maier, Ruth Orkin, Weegee, lo street artist Mr. Brainwash, il fondatore della Magnum Henri Cartier-Bresson e molti altri artisti ci trasportano idealmente nelle strade e nelle case in compagnia di veri patrioti americani.
2 Potere
Il potere e la grandezza americani sono rappresentati, in questa sala, da immagini evocative. Il Palazzo della Borsa di New York, l’obelisco di Washington e il dollaro simboleggiano il potere politico ed economico-finanziario. Lo sbarco sulla luna fu invece il compimento di un lungo percorso di sviluppo tecnologico, che ebbe importanti ripercussioni politiche in pieno clima di guerra fredda. La sezione si completa con i ritratti di alcuni tra i presidenti più influenti a livello globale. Le opere svelano il fascino popolare di Kennedy, il carisma di Nixon, l’aggressività internazionale di Bush e la divisiva figura del penultimo leader del paese: Donald Trump.
3 Conflitti Culturali
Le proteste seguite alla morte di George Floyd, in centinaia di città e piccoli centri urbani negli Stati Uniti, hanno messo in risalto una serie di punti critici che attraversano la società americana. La questione razziale, in particolare verso le minoranze afroamericane vittime di abusi sistematici da parte di un sistema repressivo.
La questione islamica che raggiunge l’apice della problematica verso i musulmani con l’11 Settembre.
4 Imperialismo americano
Dalla seconda guerra mondiale gli USA intervennero su scala internazionale e la mostra ci porta al centro del conflitto della guerra in Vietnam, agli interventi medio orientali dopo l’11 Settembre. Negli ultimi anni con la presidenza di Trump e Biden vi è stato un allentamento degli impegni militari internazionali favorendo il ritorno di altre figure imperialiste come si evince dagli attacchi russi in Ucraina e il risveglio degli interessi cinesi verso Taiwan.
5 Una vita a stelle e strisce
“Dal Settecento, il Congresso americano ha adottato il motivo delle stelle e strisce per la bandiera nazionale. Le stelle in campo blu rappresentano una nuova costellazione, una nuova nazione dedicata alla libertà personale e religiosa. Le strisce rosse affermano il coraggio e l’integrità degli uomini, il loro sacrificio in nome degli ideali repubblicani. Le strisce bianche significano libertà e uguaglianza per tutti. Il blu allude alla lealtà e alla fede. La bandiera, nel suo complesso, incarna la libertà americana e simboleggia lo spirito indomabile della determinazione portata in quella terra da Cristoforo Colombo e dai colonizzatori come i pellegrini e i puritani britannici. La bandiera si trova in ogni edificio pubblico e migliaia di giardini americani possiedono un’asta per la sua esposizione. Gli statunitensi la adorano ed essa viene costantemente declinata su una varietà pressoché infinita di oggetti d’uso quotidiano. Nell’abbigliamento la bandiera è spesso protagonista, indossata nei modi più originali, come si evince dalle fotografie esposte in questa sala. Non manca, chiaramente, l’ironia: ad esempio nel trittico di Sergey Bratkov o nell’irriverente slip immortalato da Martin Parr. Il motivo a stelle e strisce è declinato come bikini, nelle immagini di Michael Dressel e Nina Berman. L’apice è raggiunto con la fotografia di Ben Brody, il quale immortala, nel 2017 a Buffalo, un improbabile uomo-bandiera.”
AMERICAN BEAUTY. DA ROBERT CAPA A BANSKY
Padova, Centro Culturale Altinate/San Gaetano
13.09.2023 – 21.01.2024
La mostra è organizzata da ARTIKA (di Daniel Buso ed Elena Zannoni) in collaborazione con il Comune di Padova, Assessorato alla Cultura e Kr8te.