Edwin land, il geniale inventore della fotografia istantanea

Edwin Land con il proprio ritratto, realizzato per dimostrare il funzionamento della Polaroid, 1947.
di Claudia Stritof
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Industry at its best is the intersection of science and art.
Edwin Land

Edwin Land, secondo per numero di brevetti solo a Thomas Edison, è stato definito l’ultimo dei grandi geni per le sue importanti scoperte scientifiche, tra cui l’invenzione del primo foglio polarizzante, costituito da una pellicola di plastica in cui erano incorporati numerosi cristalli di erapatite; un’idea che produrrà una vera e propria rivoluzione in diversi campi del sapere, non in ultimo in quello fotografico, con la nascita della Polaroid.

Nato in Connecticut il 7 maggio 1909, Edwin Land si iscrive all’Università di Harvard nel 1926, ma già durante il semestre autunnale comincia a trascorrere lunghi periodi di tempo alla New York Public Library allo scopo di consultare i libri di fisica, ottica e chimica lì conservati. Immerso nelle sue letture solitarie, rimarrà letteralmente folgorato da Physical Optics di Robert W. Wood, opera magna dell’importante fisico statunitense scopritore della Black light, meglio conosciuta come Luce di Wood. 

L’ambiente universitario lo distrae, mentre all’interno della biblioteca nessuno gli impone ritmi e orari; come lo stesso Land disse “non vuoi essere disturbato. Vuoi essere libero di pensare non per un’ora o tre, ma per due giorni o due settimane, se è possibile, senza interruzioni” e così fece fino a quando nel 1932, insieme al professore di fisica George W. Wheelwright III, avviò la prima società chiamata Land-Wheelwright Laboratories.

George W. Wheelwright III mostra le lenti polarizzate Polaroid, anni ’30.

È lo storico dell’economia Harold Livesay a sottolineare come Land sostenesse l’armonia e la perfetta simbiosi “tra lavoro, virtù, profitto, bellezza, tecnologia e progresso”; infatti fin da giovane maturò una concezione filantropica della figura dell’industriale, tenendo conto del benessere fisico e mentale dei suoi dipendenti, che bisognavano di “condizioni agevoli” e di “concentrazione intensiva” per sviluppare le proprie invenzioni. Dopotutto anche il foglio polarizzato era nato “per il benessere pubblico”, una soluzione al pericolo di rimanere abbagliati dalle automobili durante la notte.

Land stringe collaborazioni con la General Motors, con la Eastman Kodak per la creazione di filtri per le macchine fotografiche, con l’American Optical Company per la produzione delle lenti polarizzate per occhiali da sole e, non in ultimo, inventa anche la lampada da scrivania antiriflesso con il designer Walter Dorwin Teague, futuro designer di alcune delle più celebri fotocamere Polaroid. Grazie al carisma di Land e alla squadra di ingegneri e ricercatori del suo team, l’azienda accresce il suo fatturato, tanto che nel 1937 viene creata la Polaroid Corporation, nonostante quelli fossero anni bui a causa dell’imminente guerra.

Vannevar Bush, ex vicepresidente della facoltà di ingegneria al MIT, chiede l’aiuto dell’azienda nello sforzo bellico, così durante il discorso di Natale, anno 1942, Land afferma “ora esistiamo per un solo scopo: vincere questa guerra”, e l’impegno produttivo volse in questo senso. Collaborando con il National Defense Research Committee, gli ingegneri della Polaroid crearono una vasta gamma di prodotti: “filtri polarizzatori per mirini, binocoli, periscopi, telemetri e dispositivi per la visione notturna a infrarossi”; senza dimenticare che – come riportato nel catalogo della mostra curata da Melissa Banta, At the intersection of science & art  – “un altro contributo della Polaroid […] includeva la produzione di chinino”, derivato dalla corteccia di un albero tropicale a Giava, la cui produzione venne interrotta a causa dell’occupazione delle truppe nipponiche. Grazie al lavoro del dottor Robert Burns Woodward del MIT e del dottor William von Eggers Doering, la Polaroid sponsorizzò la scoperta di una forma sintetica e alternativa al chinino naturale, utile alla cura della malaria.

Presentazione al New York Museum of Science and Industry Photography Show, febbraio 1949.

Era ormai il 1943 e, come racconta lo stesso Land, “ricordo una soleggiata giornata di vacanza a Santa Fe, nel New Mexico, quando mia figlia mi chiese perché non potesse vedere subito la foto che le avevo appena scattato. Mentre camminavo per quell’affascinante città, ho voluto risolvere l’enigma che lei mi aveva posto. Nel giro di un’ora, la macchina fotografica, la pellicola e il funzionamento mi divennero così chiari che con un grande senso di eccitazione mi affrettai verso il luogo in cui si trovava Donald Brown, il nostro avvocato specializzato in brevetti”.

Tra il 1944 e il 1945 l’azienda avvia un progetto speciale dedicato alla fotografia istantanea, SX-70, di cui oltre ai documenti ufficiali, gli archivi Polaroid conservano anche le prime – e numerose – prove di stampa realizzate per testare le pellicole e la macchina fotografica in diverse situazioni ambientali. I soggetti erano gli stessi dipendenti della Polaroid Corporation, Edwin Land in posa nel suo ufficio, i tecnici al lavoro; ritratti delle loro famiglie, così come scene di strada colte nei dintorni dell’azienda, macchine e animali domestici.

Meroë Marston Morse in una fotografia test scattata dal personale del laboratorio Polaroid, anni ’40.

Il 21 febbraio 1947, durante una riunione della Optical Society of America a New York City, Land presenta la nascita della prima macchina fotografica Polaroid, dimostrandone il funzionamento con la realizzazione di un suo ritratto; una sequenza fotografica ormai diventata celebre e che lo vede prima serio e concentrato, poi sorridente per la buona riuscita dello scatto. Il 26 novembre 1948, la Polaroid Land Camera, Model 95, inizia a essere venduta, non senza timori per il fatturato aziendale, al Jordan Marsh, il grande magazzino di Boston, che inaspettatamente registra il boom di vendite.

Semplice nell’utilizzo e immediata nella stampa, la Polaroid era coinvolgente e amichevole. Univa le persone nello scatto, ma anche nel momento dello sviluppo, creando immagini uniche, giocose e “amatoriali”. Ed è proprio in merito alla sua supposta amatorialità, che l’autore Christopher Bonanos in Instant: The Story of Polaroid, afferma: “Land ha fatto subito un grande passo per contrastare questa idea” e infatti incontrò “un esperto che negli anni a venire ha ridefinito ciò che poteva essere la fotografia Polaroid”. L’esperto era il grande fotografo Ansel Adams, diventato consulente dell’azienda sul finire degli anni Quaranta.

Edwin Land nel suo ufficio, 1943.

Il matrimonio tra arte e scienza era stato celebrato, tanto da diventare “pietra angolare della sua impresa industriale basata sulla ricerca”, un traguardo raggiunto grazie alla lungimiranza di Edwin Land; una persona curiosa che credeva fermamente nell’impossibile ed era ottimista di natura, oltre che dotato di grande sensibilità artistica e ingegno.

Era solito ripetere: “se vale la pena di fare qualcosa, allora è meglio farla in eccesso” e così ha fatto; esempio straordinario di uomo che ha cambiato un percorso già scritto, dando avvio a una nuova, grande epoca.

 

Fotografie: Courtesy Polaroid Corporation records, Baker Library, Harvard Business School.

 

1 luglio 2021

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